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22 dicembre 2009

I VERI CREDENTI DOVREBBERO FESTEGGIARE IL NATALE O NO?

 


E' una domanda che ognuno dovrebbe porsi sia nella vita di tutti i giorni che nel periodo festivo, in cui, come per incanto, le città iniziano a colorarsi di luci e, mentre corrono indaffarati di negozio in negoziotutti sembrano essere più “buoni”.
La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma, infatti, per un attimo la routine della vita e anche di coloro che sono indifferenti ai problemi dello spirito si lasciano sedurre, anche se per pochi istanti, dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.
Dovremmo, tuttavia, riflettere con attenzione senza fare eccessiva leva sul sentimento e sulle emozioni e chiederci se sia giusto essere fedeli solo pochi giorni l’anno. Se sia giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per tornare subito dopo ad essere i soliti egoisti, indifferenti davanti a qualsiasi situazione. Se sia vero che Yahushua di Nazareth sia nato proprio il 25 dicembre, e soprattutto chiederci perché oggi il mondo della cristianità pone tanta enfasi su questa celebrazione.

I PRIMI DISCEPOLI E IL NATALE

I primi discepoli furono così attivi nel predicare il messaggio della Buona Notizia che non si curarono di conoscere ciò che Yahuweh non aveva loro rivelato. I Vangeli non si sono mai interessati agli aspetti fisici della vita del Messyah, ma a ciò che Egli veramente rappresenta: la Parola del Padre fattasi carne (Giovanni 1:14) nato da una vergine sotto la Legge (Matteo 1:23; Galati 4: 4) per espiare come “Agnello di Elohà che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1:29) le trasgressioni degli uomini, e riconciliarli tramite la Sua Ekklesia a Dio Padre (Efesini 2:15-16).
Ci piaccia no, Yahuveh non ha rivelato nella Sua Parola la data della nascita di Yahushua e conseguentemente non ha mai comandato di festeggiarla. Evidentemente agli occhi del Creatore questa data non ha importanza per la nostra salvezza.
Se avesse voluto questa celebrazione l’avrebbe ordinata. Non è, come potrebbe apparire, un aspetto secondario, dato che rileva il rispetto e la considerazione di ognuno di noi verso la divina volontà. 

Nel Vangelo, legge perfetta che rende completo l’uomo di Elohà Yahuweh, (2 Timoteo 3:16:17), non si parla mai del festeggiamento della nascita di Yahushua, per cui dobbiamo necessariamente concludere che la completezza spirituale e morale dinanzi a Lui la si raggiunge senza la conoscenza della data della nascita del Messyah. Ma allora che cosa è il Natale e perché lo si festeggia in tutto il cosiddetto mondo della cristianità se la Scrittura non lo comanda e anzi nemmeno lo menziona?



ORIGINE DEL NATALE

Alla ricerca della nascita del Messyah si avventurarono, dopo la morte degli Apostoli, i cosiddetti scrittori pseudo epigrafi o apocrifi. Per esempio la prima data, il 6 Gennaio, venne dall’Egitto ed entrò successivamente nelle tradizioni della Chiesa Ortodossa sotto il nome di Epifania (avvento del Signore). La Chiesa Cattolica ha trasformato l’epifania nell’avvento dei tre Magi ed ha personificato l'epifania nella “Befana”, la vecchietta bruttissima ma benefica, che distribuisce doni ai bambini buoni e pezzi di carbone a quelli cattivi.
Clemente Alessandrino (morto circa nel 215) suggerì tre date per la nascita del Messyah: 20 maggio, 10 gennaio, 6 gennaio; altri studiosi del III secolo proposero le date del 28 marzo e del 2 aprile. Ma come si evince da molte scritture interne alla Bibbia Yahushua nacque durante l'autunno in quanto i fatti narratici dall’evangelista Luca ci presentano la notte della sua nascita come una serata mite in cui i pastori stavano all’aperto a guardia dei propri greggi (Luca 2:1-10). Certamente ciò sarebbe stato poco probabile, se non addirittura impossibile, nel periodo invernale.
Sulla scelta del 25 dicembre ebbe un ruolo determinante il calendario civile romano che celebrava in questo giorno il solstizio d’inverno, il natale del “sole invitto” (dies natalis invicti solis). Si sovrappose, arbitrariamente, alla festa pagana la festa della nascita del Prescelto Unto di Yah, immagine ripresa dal profeta Malachia (4:2). Tale celebrazione fu accolta prima in Africa (380 circa) subito dopo a Costantinopoli ed ad Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme.
Tertulliano in una sua opera contro l’idolatria (cp 14) condannò aspramente questo aspetto pagano del Cristianesimo. Origene, altro grande scrittore di quegli anni, dopo il 245, ripudiò l’idea della celebrazione della nascita di Yahushua come se fosse un re faraonico.
Tuttavia, una volta in moto il meccanismo della disubbidienza è molto difficile da fermare e il paganesimo prese la sua rivincita sulla Verità: la festa natalizia fu accolta prima in Africa (380 circa) subito dopo a Costantinopoli ed ad Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme. Gli imperatori Arcadio e Onorio inserirono il 25 dicembre nei giorni in cui erano proibiti i giochi del circo (ludi circenses) e Giustiniano, infine, lo dichiarò festa civile (Codice, III, 12-6).

IL PRESEPE

Anche i riti e le cerimonie che accompagnano la festa sono di origine pagana, soprattutto “il presepe” che ha contribuito all’uso cattolico di farsi immagini della Divinità.
Pensiamo a tutti i bambini che credono che Yahushua nasca veramente il 25 dicembre e che baciano il pupazzetto di legno o di gesso prima di porlo nella mangiatoia. Agli stessi bambini si insegna che Yahushua muore ogni anno verso Pasqua e nella loro innocenza non capiscono come fa ad essere “bambino” e subito dopo solo tre mesi “trafitto a morte sul legno”!

(presepe del vaticano del 2020)

Immagini che si sovrappongono e che generano confusione e timore. I bambini non distinguono più tra finzione e realtà, ma autentici, in compenso, sono i loro baci pieni di rispetto e di innocenza! Si abusa della loro ingenuità per farne degli IDOLATRI. Una idolatria che si porteranno dietro per tutta la vita, anche se non sarà mai basata su una reale e profonda convinzione.

IL NATALE OGGI

Anche se potremmo dire, assai agevolmente, che Yahushua non c’entra nulla con il panettone, le fettuccine o l'arrosto, e che non è possibile pensare di ricordarlo con i cenoni, i pranzi, i giochi e i balli! Anche se potremmo dire che il Natale così come lo si festeggia oggi non è una festa cristiana fatta per innalzare i cuori riconoscenti al Salvatore, ma è una festa pagana atta ad innalzare i bicchieri in un tripudio di dilagante paganesimo! Noi non diciamo nulla, dato che non è questo il nocciolo del problema. Anche se il Natale fosse una festa austera e religiosa celebrato con sincerità e vera devozione sarebbe ugualmente sbagliato, perché non voluto e non comandato dal Creatore!
Chi desidera essere discepolo di Yahushua per davvero, come lo furono quelli di 2000 anni or sono, non festeggerà il Natale semplicemente perché non è un comandamento scritto e perché Elohà Yahuweh ci ammonisce a non togliere e non aggiungere nulla alla Sua preziosa parola (Apocalisse 22:18-19; 1 Corinzi 1:10).

CONCLUSIONI

Tutto ciò che abbiamo detto non significa che i credenti veri non amino le feste, l’allegrezza, la compagnia, l’amicizia! Ricordiamo, ad esempio, che Yahushua partecipò al festeggiamento di un matrimonio a Cana, dimostrando come sia lecito gioire e divertirsi senza peccare!
Tuttavia i VERI discepoli di Yahushua non si inventano delle feste “religiose” per esternare la loro gioia. Il discepolo è la luce del mondo e il sale della terra e dunque deve insegnare ai propri figli e a coloro che lo circondano le cose giuste, buone sante e soprattutto VERE che vengono dalla volontà di Yahuweh, senza fanatismi o anatemi, ma con amore e rispetto.
Ricordiamo, infine, l’Apostolo Paolo che rivolgendosi ai Galati che osservavano dei giorni particolari scrive:
«Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, in quanto a voi, di essermi invano affaticato per voi» - (Gal. 4:10-11).

Quanta amarezza in queste parole dello Spirito Santo, oggi, purtroppo, più che mai attuali.


10 marzo 2009

LA VERA ASSEMBLEA DI ELOAH



La parola "chiesa" deriva da un vocabolo greco, ekklésia, che significa "assemblea, gruppo, riunione" ed è con questa accezione che noi usiamo tale vocabolo. Ai tempi di Yahushua ekklésia non indicava un luogo edilizio dedicato al culto, ma semplicemente un insieme di persone radunate assieme per un qualunque motivo, non necessariamente religioso.


La chiesa voluta dal Messyah, che Egli in persona predicò durante la sua vita, si realizzò grazie al lavoro degli Apostoli, nel primo secolo E.V. Questa chiesa era molto diversa dalle varie denominazioni che affollano oggi il panorama religioso; la chiesa del primo secolo era SEMPLICE e seguiva con fedeltà il modello del Messyah. Questa chiesa oggi è realizzabile, noi possiamo conoscerla in ogni suo aspetto perché essa è descritta in maniera chiara e completa nelle pagine del Nuovo Testamento.
 

Anche nell'adorazione la chiesa seguiva esclusivamente i consigli del Signore. Il verbo adorare viene dal greco "proskunèo" e significa "rendere omaggio prostrandosi". L'adorazione suggerisce senza dubbio l'idea di riverenza e rispetto ma soprattutto essa è rivolta solo ed unicamente ad Elohà YAHUVEH e al Suo Mashyah (Messyah).

La Bibbia non parla di alcun culto dedicato a qualche "santo", tantomeno ai santi nell'accezione usata dalla chiesa cattolica. La Bibbia non insegna alcun culto dedicato a Maria la quale, pur essendo un personaggio amabile ed edificante, non ha mai assunto il ruolo attribuitole dalla chiesa cattolica che tratta Maria come una vera e propria [divinità], da adorare, pregare, servire collocandola in una posizione dove il Padre non l'ha posta. Amare Maria non significa pregarla o adorarla ma rispettarla per il ruolo importante che il Creatore le ha dato. La Scrittura insegna che nessun essere umano (dunque neppure Maria) può essere adorato o venerato.
 

Eloah respinge ogni forma di adorazione che deriva da precetti e dalle dottrina inventate dagli uomini. Dice Yahushua in Matteo 15:8: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d'uomini". Attenzione allora a non essere degli adoratori "invano". Verifichiamo la nostra fede… verifichiamo se le cose che ci hanno insegnato sono in armonia con al Parola del Padre, per essere sicuri di essere accettevoli a LUI. Egli, infatti, non accetta neanche l'adorazione che deriva dall'ignoranza religiosa ossia dalla mancanza di conoscenza della sua volontà "Eloah dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano…" (Atti 17:30) Non è sufficiente adorare in un qualche modo o adorare secondo quello che sentiamo

La vera adorazione è quella che riconosce Eloah YAHUVEH come l'unico soggetto degno di riverenza. Infatti Yahushua disse al satana che lo stava tentando: "Vattene Satana, poiché sta scritto: adora YAHUVEH il tuo Eloah e a Lui solo rendi l'adorazione". (Matteo 4:10) Questo tipo di adorazione si basa su due principi fondamentali che Yahushua stesso elencò ad una donna Samaritana: "Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché il Padre cerca tali adoratori" (Giovanni 4:23) Lo spirito esprime il carattere interiore e sincero del cuore. Per questo il culto non è un rituale freddo e irriflessivo, insensibile e noioso. 

Lo spirito dona maturità e la convinzione, nonché l'amore verso le cose spirituali del Padre, e la verità è il modello che guida e istruisce i veri adoratori. "La TUA Parola è verità" (Giovanni 17:17). Una verità che non è relativa o soggettiva, scaturita da istinti o intuizioni, né che ha il fine di suscitare emozioni o sensazioni "spirituali". L'uomo non è libero di decidere come adorare il Creatore, né di presumere quello che a Lui è accettevole. La verità è la Sua Paroladonata al fine di trovare la giusta relazione con il Padre. Il culto NON può essere ciò che vogliamo, ma ciò che Egli ha stabilito. La nostra adorazione NON deve essere vana (Matteo15:9), né ignorante (Atti 17:30). Essa deve essere IN SPIRITO E VERITA' per soddisfare i nostri bisogni interiori e rendere gloria e onore all'Onnipotente e Santo unico vero Iddio vivente.