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26 ottobre 2023

IL BUGIARDO MONDO DELLE MEGACHIESE


 

Tutto quello che non viene detto sulla realtà delle megachiese evangelico/pentecostali. Falsi pastori si arricchiscono sfruttando e manipolando milioni di persone che rimangono nelle loro condizioni di vita sperando che migliorino con le vane promesse dei loro mentori aguzzini.



Credits to James Jani




13 aprile 2023

LA GRANDE FAKE DELLA RELIGIONE MONDIALE

LA RELIGIONE E' UMANA E NON IMPOSTA DIVINAMENTE

 

Uno dei molti inganni comuni tra i “credenti” è quello di supporre di “avere già tutto in pugno”, di essere arrivati e di essere in procinto di occupare una casa meravigliosa nei cieli...con strade lastricate in oro, vita da pacchia e ricchezze che non possiamo neanche immaginarci perchè...

stiamo andando in “PARADISO” o dopo la morte o al momento di essere rapiti in cielo...

Questa prospettiva naturalmente potrebbe benissimo essere radicata nei desideri carnali che non possono essere mai soddisfatti...e se tutti quelli che la pensano a questo modo riuscissero ad arrivare in Paradiso, quest'ultimo sarebbe un posto tremendamente noioso, tanto che molti vorrebbero abbandonarlo ed andarsene altrove. Le persone religiose sono indotte a credere di essere molto speciali, di essere “in” mentre gli altri sono “out”, e pertanto di avere diritto al “paradiso”. Che ammasso di stupidaggini, ma questa è la religione.. francamente più si incontrano persone religiose e più veniamo convinti che la religione offre ricovero ad alcune delle anime più egoiste che esistano al mondo. I più egoisti di tutti devono essere i vari Rabbini o Pastori che fanno la bella vita alle spalle del loro “gregge” e distribuiscono il tipo di idee religiose confortanti che le persone vogliono sentire.

Il Mashiyah, d'altro canto, ha sofferto ed ha servito gli altri con i “più ponderosi” temi del Giudizio, della Misericordia, e della Fede ma molti che “sanno tutto del Mashiyah” si aspettano di andare ad incassare grazie a Lui? Si, è ironico, ma la religione ha bisogno di una grande carota succosa per convincere le pecore a restare fedeli al loro programma ed a fare tutte le mosse previste dallo status quo. Tutto il Mondo esiste per dimostrare che Yahuveh è Giusto e Onesto, che Egli è un Padre amorevole che ha il diritto di avere tutto ciò che vuole, questa è la versione reale della Verità. Noi, d'altro canto, possiamo essere o in accordo con Yahuveh oppure usare le nostre idee personali per competere con Lui e crearci i nostri piccoli regni autonomi.

Vivere secondo Giustizia significa che dobbiamo soffrire e se dobbiamo soffrire dobbiamo farlo per la causa della Giustizia e non per qualsiasi altro fine. La Giustizia stessa è la nostra ricompensa. Il Mashiyah ed i suoi Apostoli raggiunsero la grandezza perchè preferirono sopportare le infamie del mondo piuttosto che scendere nel compromesso con le gratificazioni istantanee del mondo.

La religione è incentrata tutta sulla competizione dell'umanità nei confronti di Yahuveh!

Ecco perchè la gente religiosa detesta ascoltare chi gli parla dei limiti della loro religione, queste persone si offendono a causa della loro religione perchè la loro religione è il loro idolo. Gli appartenenti alle religioni della cristianità di denominazione difendono ad alta voce il loro orgoglio identitario, ad esempio gli Avventisti del Settimo Giorno tengono riunioni in chiesa nel settimo giorno (Shabat) e sostengono che il Marchio della Bestia è il culto della Domenica. Per essere dalla parte giusta dovrete essere d'accordo con la loro profetessa Mrs. E.G. White, ma ella scrive pure che alcune persone di colore si sono evolute dalle scimmie (non i bianchi), che gli alberi di natale sono buoni per gli affari se ci si mettono sopra doni (denaro) per la chiesa, e che il Diavolo stesso ha fatto espiazione per il popolo di Yahuveh. Gli avventisti non vogliono sentirsi dire che la loro “profetessa” ha anche detto che la loro chiesa diventerà malvagia al punto di perseguitare tutti i veri credenti (ella ha analizzato tutte le basi).

I Testimoni di Geova difendono vigorosamente il loro Dio Geova pur sapendo che il nome Jehovah è un'invenzione di un monaco Cattolico in vena di combinare guai. I testimoni sono una religione cristiana a base greca che spiritualizza la Torah e adatta la propria versione del Mashyah ad un ideale di status quo di tipo occidentale, proprio come fanno la maggior parte delle sette cristiane “riformate”.

I Pentecostali mettono in scena varie “consacrazioni” religiose per fare apparire se stessi come accolti tra gli amati (la chiesa), tuttavia l'idea di avere una consacrazione che scrive la Torah sul cuore è vista con repulsione dalla grande maggioranza di quelli che si definiscono “pieni di spirito”. In realtà il Brit Chadasha (Patto Rinnovato) non è una religione ma un Patto che ciascun individuo sceglie o rifiuta ed è basato sul Governo e non sulla religione.

La Chiesa Cattolica Romana è stracarica di effigi di Maria e Gesù, che promettono salvezza, ed eleva un semplice uomo a padre spirituale quando in realtà costui non è che un decrepito peccatore, fragile, ignorante, politicizzato, disinformato e pieno di animosità contro il Mashyah di Yahuveh ed il Suo popolo. La chiesa cattolica romana è grande, potente, politicizzata e priva di Torah, i cattolici sono estremamente pronti a difendere la loro identità cattolica ma molto molto restii nel difendere gli insegnamenti della versione originale apostolica e pre-Gentile del Mashyah ebreo.

Le persone religiose spacciano la loro religione con strategie di marketing a vari livelli. Essi vendono le loro idee religiose come se fossero i detentori dell'unica fornitura originale, e che NESSUNO al mondo abbia ciò che loro hanno. La loro menzogna è che TUTTI hanno prodotti “inferiori” ai loro, la loro esagerazione delle loro personali realtà, essi difendono le loro marche religiose e denigrano altre marche quando gli fa comodo. Così accade che le persone religiose si infervorino verso il loro “marchio”, la loro etichetta, per alcuni questo equivale a difendere il loro culto, naturalmente la loro dipendenza dalla religione è radicata soltanto nell'orgoglio e nell'ignoranza.

La religione e la politica sono care ai cuori degli uomini religiosi, Yahuveh è un affronto per i religiosi perchè essi sono in competizione con la Parola di Yahuveh (TORAH) e con il Suo Ha'Mashyah, il mondo è pieno di simili esempi. Prendete una religione qualsiasi, (preferibilmente la vostra) osservatela e troverete una grande discrepanza tra i Kedoshim (gli Eletti/santi) e la frequenza della vostra congregazione locale perchè la religione si preoccupa di soddisfare la carne piuttosto che lo spirito ed il rapporto interiore con Yahuveh. Molti non hanno mai compreso neanche la rivelazione di base del Nome di Yahuveh ma si attaccano ostinatamente alla loro statica teologia religiosa che trova vari modi per ignorare il Nome di Yahuveh e la Sua Parola. Considerate come le istituzioni religiose si pagano certi alti punteggi!

Guardate come la gran parte di chi è religioso spende su di sé, per sé solo, e per propria sola autorità la propria ricchezza religiosa, in questo distanziandosi certamente dalle Scritture. La religione è un abominio per Yahuveh, che non gli è affatto amico, quanti esempi desiderate?

Nonostante questo le persone religiose si considerano seguaci del Ha'Mashiyah e dei grandi profeti di Yahuveh che hanno sofferto per la verità. La religione è roba pericolosa, non importa quale scegliete. Il punto è che Yahuveh merita di essere adorato per Chi Egli E' e per quello che Egli ci ha dato attraverso il Mashiyah secondo la Sua Parola, e non in conformità con le tradizioni umane.

Quante delle tradizioni religiose cristiane che sono direttamente opposte alla Parola di Yahuveh vi serve vedere prima di convincervi di questo fatto?

Perchè ci sono così tanti buffoni inveterati e pastori che guadagnano alle spalle di ciò che Yahuveh ha fatto per noi, tanti maestri spirituali sono anime patetiche che non sanno trovarsi un lavoro onesto, così fanno quel che fanno e dicono alla gente quello che essa vuole sentire, e inducono le persone a divenire dipendenti da loro, piuttosto che da Yahuveh. Generazione dopo generazione di false religioni prosperano perchè le persone non hanno abbastanza interesse per la verità da chiedere direttamante a Yahuveh e studiare la Sua Parola. Esse vogliono un eroe o qualcuno che a loro parere ne sappia un po' di più di loro sul Creatore. Esse dicono dateci un re, poi si fanno per conto loro un re (Pastore, Prete, Maestro, Rabbino), si costruiscono i loro re a loro piacimento, come un vasaio si fa un vaso che gli piace.

Sicuramente la Torah è piena di esempi di uomini che servirono il popolo di Yahuveh, che insegnarono con il loro esempio e che soffrirono per la verità. Sicuramente il mondo ha bisogno di uomini e donne che spieghino e insegnino le cose di Yahuveh e del Suo Mashiyah, il mondo non ha affatto bisogno di uomini e donne che innalzino il loro nome, o diventino essi stessi istituzioni sulla scorta delle loro stesse religioni fatte in casa. La questione è che Yahuveh ha dato il Ruach haKodesh (spirito santo) attraverso il Suo Ha'Mashiyah per guidare il Suo popolo, perciò il Suo stesso popolo non deve dipendere da altri uomini o donne, ma deve accrescersi autonomamente nella pienezza del Mashiyah, nella statura della loro persona spirituale. Tuttavia, molti falsi pastori guardano alle loro greggi e dicono “nessuno è in grado di condurvi tranne me”, questi falsi profeti vogliono i privilegi del comando, una grossa porzione settimanale di attenzione e di potere materiale. Non è interessante come così tanti pastori siano ex drogati, criminali, divorziati, pigroni buoni a nulla che tutto a un tratto hanno ricevuto una “vocazione per il ministero”? Non è interessante come una larga percentuale di Pastori, Rabbini, Maestri e Preti abbia vestito l'abito come risultato di una decisione carrieristica? Non è una vergogna che così tante guide religiose non abbiano alcun desiderio di predicare nulla che vada contro lo status quo? Non è un abominio che molti capi religiosi abbiano conosciuto la Torah, il Mashiyah e i requisiti del Regno dei Cieli ma siano stati costretti con la minaccia di perdere il lavoro a sottomettersi al gruppo dominante o ai programmi dello status quo corporativo? Non è un affronto che la maggior parte dei religiosi della cristianità ed Ebrei conoscano i compromessi ma si rifiutino di santificare la verità?

Yahuveh rivela se stesso ed il Suo Nome a tutti coloro che lo cercheranno, Egli ha mostrato che noi siamo fatti “ad immagine del Adonay”, abbiamo dentro di noi la sua natura, abbiamo solo bisogno di coltivare lo spirito che Egli ci ha dato. Nessuno è così altamente spirituale o così unicamente unto da avere una linea diretta con Yahuveh mentre il resto della gente deve dipendere dalla sua guida. Al tempo di Mosè Yahuveh invitò tutte le genti ad avere un rapporto individuale con Lui, ma esse rifiutarono. Erano pigri, ignoranti e timorosi proprio come la gente d'oggi che vogliono una dose facile di religione per scaricare la responsabilità per la vita che gli è stata data. Dentro al Nome di Yahuveh è contenuta una lezione su ciò che noi siamo in Lui. Il Nome di Yahuveh deve essere pronunciato durante la respirazione mentre inspiriamo ed espiriamo, indicando così che Yahuveh ha dotato ogni Essere Vivente, compresi voi ed io, del Respiro della Vita. Pronunciamo il nome di Yahuveh con rispetto ed onore per il Suo Nome in questo modo:

Per prima cosa mettendovi in posizione seduta; inspirate lentamente mentre pronunciate YAAAAAAHHHH

Poi; espirate lentamente mentre dite UVEEEEEEHHHH

(INSPIRARE) YAH (ESPIRARE) UVEH

Per almeno dodici volte concentrati sul Suo nome

Yahuveh dice che il Suo Nome è Kadosh (Distinto, Santo), ma le religioni dicono qualcosa di molto diverso. I Rabbini ed il capo della Chiesa Cattolica insegnano che il nome di Yahuveh è troppo santo per essere pronunciato, essi evitano di vocalizzare il Nome di Yahuveh e lo sostituiscono con titoli creati dall'uomo e di loro stessa invenzione. I seguaci della cristianità e gli Ebrei Messianici insegnano che NON E' IMPORTANTE invocare il Suo Nome, essi usano i titoli sostitutivi e generalmente accettati delle religioni da cui si sono evoluti. Le religioni esterne al Giudaismo ed alla cristianità adottano gli stessi titoli per le loro divinità sulla base del loro valore religioso, piuttosto che sulla base della verità.

Tuttavia tutti i profeti hanno parlato nel Nome di Yahuveh, hanno dichiarato il Suo Nome e quando i popoli udirono il Nome di Yahuveh c'è stato Amore, Onore, Timore, Fiducia, Speranza e molta confidenza nel Suo Nome, perchè essi conobbero Yahuveh. Il Suo Nome è il Nome al di sopra di ogni altro, Yahuveh è la nostra salvezza e redenzione, ma le religioni dicono di no. L'uomo si è arrogato l'autorità di cambiare ciò che Yahuveh ha detto e rivelato riguardo al Suo Nome. La religione è in competizione con Yahuveh piuttosto che essere obbediente a Lui.

Yahushua stesso disse: "Non chiunque mi dice Signore, SIgnore entrerà nel regno dei cieli ma solo chi fa la VOLONTA' DEL PADRE MIO che è nei cieli".

In verità, in verità.

 

 

16 gennaio 2021

IL TERMINE CRISTIANI E' STATO INVENTATO DAI PAGANI

 




L'USO DELLA PAROLA CRISTIANO DOVE HA ORIGINE?


I discepoli di Yahshua, coloro che credono in lui, possono chiamarsi “cristiani”? Uno studio accurato mostrerà che non è un nome appropriato, tanto quanto non sarebbe corretto chiamarsi “gesuani”. Esaminiamo. In tutta la Bibbia la parola “cristiano” compare solo tre volte. Non è quindi difficile esaminare questi tre passi e dedurre da essi il senso della parola.

   1. “Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11:26). Per stessa dichiarazione della Scrittura, fu questa la prima volta che il nome venne dato ai discepoli di Yahushua. L’avvenimento è collocabile a metà degli anni 40 del primo secolo della nostra èra, ovvero più di dieci anni dopo la morte di Yahushua. Ciò accadde ad Antiochia, in Siria, fuori da Israele, in una nazione pagana. Luca, lo scrittore di Atti, dice che “i discepoli furono chiamati cristiani”. Già qui possiamo notare due aspetti: a) Luca li chiama “discepoli”; b) Luca dice che non furono i discepoli a darsi quel nome di “cristiani”, ma che essi “furono chiamati” così. Il nome che Luca usa per loro è quindi “discepoli”. Ma da chi “furono chiamati cristiani”? Evidentemente da gente di Antiochia che non apparteneva alla congregazione dei discepoli. In tal modo, quella gente affibbiava loro un epìteto. Dato che “cristo” significa – come si è visto – “unto”, era come definirli “untuani” o “messianisti”. Accade anche oggi che vengano affibbiati dei nomi con un che di denigratorio, come ad esempio quando si definiscono “russelliti” gli Studenti Biblici che furono guidati da C. T. Russel; oppure quando si definiscono “geovisti” i Testimoni di Geova. O, ancora, quando si definiscono “papisti” i cattolici. Quel nome di “cristiani” fu quindi un appellativo non molto cortese per classificare i discepoli di Yasuhùa.

Che così sia avvenuto è testimoniato anche da Tacito, che sotto l’imperatore Traiano (117-138 E. V.) scrisse: “Nerone senza strepito sottopose a processo e a pene straordinarie, perché invisi per i loro misfatti, [coloro che il volgo chiamava cristiani]. Il loro nome viene da Cristo, condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato sotto il regno di Tiberio”. - Tacito, Annales 15,44; corsivo e grassetto aggiunti per enfasi.
Sbaglia quindi la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture quando traduce il passo così: “Fu ad Antiochia che per la prima volta i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. I traduttori di questa versione commettono qui almeno tre errori. Il più grave è quello di aggiungere una frase che non compare assolutamente nel testo greco: “per divina provvidenza”. Ecco il testo greco, traslitterato e tradotto letteralmente:
 
                                         χρηματίσαι      τε  πρώτως     ἐν  Ἀντιοχείᾳ    τοὺς μαθητὰς    Χριστιανούς
chrematìsai       te   pròtos     en Antiochèia    tus   mathetàs      christianos
stati chiamati     e  per prima    in  Antiochia       i     discepoli        cristiani

“Per divina provvidenza” non compare affatto nel testo originale: è stato arbitrariamente aggiunto. E, come secondo errore, non è stato neppure posto tra parentesi quadre per indicare che è statoaggiunto dai traduttori. Ilterzoerrore è la conseguenza di questa manomissione: falsare il vero significato del testo.
Se poi i traduttori hanno pensato di tradurre quelcrhmat…sai (chrematìsai) col significato di “essere chiamati per divina provvidenza”, commettono un altro grave errore. Il verbo greco, infatti, èχρηματίζω(chrematìzo) e significa: “trattare, dare un nome”.
Pare ovvio che in quel territorio pagano i detrattori dei discepoli di Yahshua trovarono un nome (cristiani) per identificarli nel loro parlare comune, per trattarli (come significa il verbo greco) in un certo modo. Il loro intento dovette essere simile a quello che mosse coloro che diedero il nome di “negri” alle persone di razza nera.

Comunque, quel termine di “cristiani” non fu mai usato dai discepoli stessi. Lo stesso Luca, subito dopo aver riferito che tale nome fu dato loro ad Antiochia, riprende a chiamare i credenti con il solito nome: “discepoli” (At 11:29). Se fu “per divina provvidenza”, come mai Luca non si adeguò? E come mai non si adeguò mai nessuno dei credenti?

Illuminante anche il passo di At 12:1 che parla di “quelli della congregazione” (TNM): così Luca definisce i credenti pochissimi versetti dopo aver riferito che gli antiochieni diedero ai discepoli l’appellativo di “cristiani”. Luca davvero non adotta nè fa suo quel nome.
A ulteriore conferma che l’appellativo di “cristiano” era un soprannome dispregiativo dato dal popolino, abbiamo le parole scritte nel 116 o 117 da uno storico che, descrivendo i discepoli di Yahshua, scrive: “Coloro che il volgo chiamava cristiani” (Tacito, Annales 15,44; corsivo aggiunto per dare enfasi). Le cattive intenzioni del volgo, ovviamente, hanno ben poco o nulla a che fare con la “divina provvidenza”.

   2. La seconda volta che il nome “cristiano” appare nella Scrittura è in At 26:28. Sono passati circa quattordici anni da quell’avvenimento di Antiochia: siamo nel 58 circa della nostra era, venticinque anni dopo la morte di Yahshua. L’apostolo Paolo si trova a Cesarea, prigioniero davanti al re Erode Agrippa, e ha appena terminato di dare la sua testimonianza di fede. “Ma Agrippa disse a Paolo: ‘In breve tempo mi persuaderesti a divenire cristiano’” (TNM). Notiamo subito che ad usare questo termine di “cristiano” è, ancora una volta, qualcuno che non è un discepolo di Yahushua. Evidentemente, quel modo di chiamare i discepoli, iniziato ad Antiochia, era diventato un modo comune di riferirsi a loro da parte della gente (al di fuori della congregazione). Ora lo usa perfino il re Agrippa. È però molto interessante notare come si comporta Paolo. “Allora Paolo disse: ‘Desidererei dinanzi a Eloah che in breve tempo o in lungo tempo non solo tu ma anche tutti quelli che oggi mi odono divenissero tali quale sono io" TNM). Qui Paolo dà prova di grande abilità e di tatto. Non si ferma a cogliere l’ironia di Agrippa né la contesta, ma – desideroso di continuare la sua testimonianza – schiva elegantemente quell’appellativo di “cristiano” e nella sua risposta lo sostituisce con un “quale sono io”. 

   3. La terza e ultima volta in cui il termine appare nella Bibbia si trova in 1Pt 4:16. Questa volta è l’apostolo Pietro ad usarlo. Sarà interessante esaminare come egli lo usa. Intanto osserviamo che ci troviamo all’incirca nel 62-64 della nostra era, quasi trent’anni dopo la morte di Yahushua. Il termine doveva essere ormai molto comune tra le persone estranee alla comunità dei discepoli.
Ed ecco ciò che scrive Pietro: “Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna” (TNM). Pietro usa dunque il termine. Esaminiamo il contesto e scopriamone il perché.
Il capitolo 4 della sua prima lettera inizia con l’esortazione fatta ai credenti ad ‘armarsi della stessa disposizione mentale’ di Yahushua: accettare la sofferenza, “siccome Yahushua soffrì nella carne” (v. 1, TNM). Pietro poi rammenta loro che i peccati e le ingiustizie da loro commessi prima di diventare fedeli appartengono al tempo passato (v. 3); ora sono persone diverse, per questo i non credenti “parlano ingiuriosamente” di loro (v. 4, TNM). Passa poi a dare consigli sulla buona condotta (vv. 7-11). Dal v. 12 li esorta a non rattristarsi per quello che subiscono, ma – al contrario – a ‘rallegrarsi , visto che sono’ “partecipi delle sofferenze del Messyah” (v. 13, TNM). Poi arriva al punto: “Se siete biasimati per il nome di Yahushua, felici voi” (v. 14, TNM). Quindi distingue: “Comunque, nessuno di voi soffra come assassino o ladro o malfattore o come uno che si intromette nelle cose altrui. Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna” (vv. 15,16, TNM).
In pratica Pietro dice: Yahshua ha sofferto, anche i suoi discepoli soffrono; ma attenzione: se uno soffre perché è omicida o ladro, si deve solo vergognare; ma se soffre “come cristiano” per le vituperazioni non ha motivo di vergognarsi, perché essere biasimati “per il nome del Messyah” è motivo di gioia. Anche se i non credenti “parlano ingiuriosamente” e i discepoli sono “biasimati" e tacciati col nomignolo di “cristiani” (nell’intento di attribuire loro chissà quale colpa) non è motivo di vergogna; lo sarebbe essere tacciati, a ragione, di omicidio o furto.

In tutte le Scritture Greche i credenti in Yahshua sono sempre chiamati “discepoli”, anche dopo che fu affibbiato loro l’appellativo di “cristiani”. Essi non usarono mai tra loro il termine di “cristiani”, ma lo subirono.



12 gennaio 2021

LA FALSA DOTTRINA CATTOLICA SU PIETRO

 

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PREMESSA


Questo post è redatto allo scopo di far USCIRE da Babilonia la Grande - la Madre delle Meretrici - TUTTE le persone di buona volontà che hanno a cuore la Pura Verità, affinchè non ricevano le stesse punizoni che la Grande Meretrice riceverà tra breve in Giudizio.

E' scritto: 
"Uscite da essa popolo mio, 
affinchè non riceviate anche voi il suo castigo..".(Ap. 18:4).



Il versetto biblico di Matteo 16:18, nella versione cattolica Edizioni Paoline 1995 e nella Nuova Riveduta 1994, è tradotto rispettivamente come segue:

Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Edizioni Paoline 1995)


E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere” (Nuova Riveduta 1994).

 
Questo stesso versetto viene tradotto più "correttamente" da numerose altre versioni, fra le quali quelle che seguono:


“Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere” (La Nuova Diodati 1991)

Y yo también te digo que tú eres Pedro, y sobre esta roca edificaré mi iglesia, y las puertas del Hades no la dominarán” (Spanish Reina-Valera 1995)

Et moi, je te dis que tu es Pierre, et que sur ce roc je bâtirai mon Église, et que les portes du éjour des morts ne prévaudront point contre elle” (Nouvelle Edition Geneve 1979)


La traduzione letterale del testo greco originale di Matteo 16:18 recita come segue:

E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso (greco: pétros), e sopra questa roccia (greco: pétra) io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la vinceranno”.

A Simone figlio di Giovanni (l’apostolo chiamato “Pietro”), Yahushua aveva detto: "Tu sei Simone, figlio di Giona; tu sarai chiamato Cefa che vuol dire: "sasso” (Giovanni 1:42) (Versione La Nuova Diodati 1991). 

Altri traducono questo stesso versetto in modo improprio: 

“Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; e tu sarai chiamato Cefa (che si traduce «Pietro»)” (Giovanni 1:42) (Versione La Nuova Riveduta 1994; ma vedasi anche la Versione cattolica Edizioni Paoline 1995).

L’inesattezza di quest’ultima traduzione sta nel fatto che, in greco (lingua originale della Settanta Greca del Vangelo), il nuovo nome dato da Gesù all’apostolo Simone, cioè "pétros", ha il significato di “sasso, ciottolo, pezzo di roccia, pietra”: è cioè il nome di una cosa e non un nome di persona, e rappresenta la traduzione in greco della parola [aramaica] "Cefa" usata da Yahushua per designare Simone. Il nome taliano “Pietro”, l’inglese “Peter”, lo spagnolo “Pedro”, e altre traduzioni similari del termine greco "pétros".. non hanno alcun significato e sono totalmente inutili.

Simone è pétros [cioè un sasso]; Yahushua il Messyah è invece la pétra [cioè la roccia] su cui è edificata la Sua "Ha'Qahal" (comunità di persone, congregazione di persone, e NON UN EDIFICIO - ndr): “E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso [greco: pétros], e sopra questa roccia greco: [pétra] io edificherò la Mia Qahal” (Matteo 16:18).
Ecco esemplificata figurativamente l’enorme differenza che intercorre fra i due vocaboli greci "pétros" (riferito a Simone) e "pétra" (riferito a Yahushua):




petra roccia gesù


Che Yahushua il Messyah sia la pétra (cioè la roccia) è attestato anche dall’apostolo Paolo, allorché afferma: “e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale, perché bevevano dalla roccia [greco: pétra] spirituale che li seguiva; e quella roccia [greco: pétraè il Kristos”. (1 Corinti 10:4).

In questo versetto (1 Corinti 10:4), il vocabolo greco "pétra" che vi compare per ben due volte è tradotto univocamente ed esattamente da tutte le versioni della Bibbia (compresa quella cattolica - ndr) con il termine corrispondente roccia.

Allora, ci si domanda: per quale ragione in Matteo 16:18 il vocabolo greco "pétra" non è stato reso dai Traduttori della Nuova Riveduta con il termine corrispondente "roccia", come è stato fatto invece nel caso di 1 Corinti 10:4, Matteo 7:24-25, Matteo 27:60, Marco 15:46, Luca 6:48, Luca 8:6, Luca 8:13, dove compare sempre il medesimo vocabolo greco "pétra" tradotto immancabilmente e correttamente con il termine "ROCCIA"..??

Ecco, dunque, la traduzione corretta di Matteo 16:18:

E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso (pétros), 
e sopra questa roccia (pétra) io edificherò la mia ekklesia (ebraico: Ha'Qahal)”.

Una traduzione impropria come la seguente: “tu sei Pietro e su questa pietra”, giova sicuramente al cattolicesimo romano che, infatti, si guarda e si guarderà sempre bene dall’emendarla. Questa è una falsa dottrina e una menzogna antiscritturale.
Di sicuro non giova alla Verità del Vero messaggio del figlio dell'uomo.. Yahushua il Messyah del Vero Eloah.




07 marzo 2008

LA SCOMODA VERITA' SU PADRE PIO

 

padre pio apostata mistificatore


E' di questi giorni il gran parlare e la "riesumazione" dei poveri resti di questo SEMPLICE UOMO. Moltissimi oramai sono concordi nell'affermare che NON esiste "Santo" che sia più venerato di padre pio, addirittura ancor più della madonna. Infatti chi in Italia non ha in casa, nel portafoglio o nell'auto una immaginetta di padre pio?
Ma perchè tanta VENERAZIONE verso questo (ripeto) SEMPLICE UOMO?
Non essendo mia intenzione "Giudicare qualcuno" o entrare nei "dettagli" della vita di una persona ormai scomparsa è d'obbligo però fare una breve analisi per AMORE DELLA VERITA', che dedico a chi "afferma" di CREDERE in Dio.
Questo articolo è DEDICATO specialmente a coloro che appartengono alla cosiddetta cristianità.

E' VIVAMENTE SCONSIGLIATA LA LETTURA 
AI DEVOTI DI PADRE PIO..!!

"Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nei cieli nè di quanto è quaggiù sulla terra, nè di ciò che è nelle acque o sotto la terra. Non ti inginocchierai davanti a loro nè le adorerai" - (Eso. 20:4,5 versione CEI)

"Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per ADORARLO. Ma Pietro lo fece rialzare, dicendo: Alzati, SONO ANCH'IO UN UOMO". (Atti 10:25, 26 - versione CEI) 

E' nota la devozione che Karol Wojtyla dedica a padre Pio da Pietralcina, al secolo Francesco Forgione. Il frate dei miracoli inquisito da Pio XI [che lo fece arrestare proibendogli ogni contatto con i fedeli] e accusato di frode dal medico e sacerdote Agostino Gemelli (che parlava delle «cosiddette stimmate di padre Pio»), fu osteggiato e inquisito persino dal papa buono. Nel 1960 Giovanni XXIII inviò mons. Maccari in visita apostolica a S. Giovanni Rotondo per indagare sul clima che circondava l’attività del frate. Risultato: quaranta cartelle inviate al papa come contributo alla verità. 

Una verità fatta di traffici di reliquie e pezzuole intrise di sangue, di profitti derivanti da un misticismo ben indirizzato (grandi alberghi e opere di bene) e da una VOGLIA ESAGERATA di miracoli. Mons. Maccari sottolineò pure la presenza di una folla fanaticaconvinta ad esempio che chi guardasse il frate da vicino avrebbe avuti rimessi i propri peccati. Le accuse del Maccari erano solide e ben circostanziate. (1)




LE CARTELLE DEL MACCARI E IL VANGELO


Per mesi, agli inizi degli anni ’90, Carlo Maccari, arcivescovo di Ancona in pensione, continuò a ricordare al card. Ratzinger e ai membri della gerarchia vaticana la verità da lui riscontrata quando trent’anni prima, inviato del Sant’Uffizio, aveva indagato su padre Pio. (2)

Come credenti che cercano di essere in armonia con il Nuovo Testamento, registriamo le note del Maccari non per amore di chiacchiere [che chiacchiere evidentemente non sono] ma per un sobrio confronto con i dati rivelati nel Vangelo di Yahushua, Vera pietra di paragone per valutare ogni fenomeno in campo religioso.

Maccari, ad esempio, scrive di Padre Pio come di un frate che sanguinava («tutto quel sangue di gallina!») attirando folle ansiose di miracolo, scatenando fanatismi, gelosie, speculazioni e caccia di soldiscrive inoltre di microfoni-spia (nascosti da mons. Umberto Terenzi, parroco del Divino Amore, e da padre Daniele da Roma) nei luoghi dove padre Pio confessava i penitenti.

Queste vicende presentano aspetti che [non si vuole] qui rilevare. Una domanda tuttavia merita attenzione: che cosa ha a che vedere tutto questo sangue con la Parola del Messyah? Nel Vangelo non è il sangue di un frate che "salva", bensì la liberazione «eterna» è ottenuta dal sacrificio di Yahushua. Questo sacrificio si è attuato «una volta per sempre» e, una volta compiuto, elimina ogni necessità di ulteriori offerte per il peccato. Marco, nel suo scritto, ci consente di fare «memoria» (intima e spiritualmente comunicativa) del sacrificio di Yahushua: «il sangue del patto, sparso per molti». Giovanni attesta che Yahushua ha avuto l’amore più grande: dare la sua vita (il suo sangue) per i suoi «amici». Anche Pietro accenna al sangue di Yahushua che, privo di peccato, portò i nostri stessi peccati. (3)

Forse non basta più.. ai «molti» il sangue del Messyah? Non è più sufficiente per [quelli che si definsiscono] cristiani [?] quel sacrificio magnifico? Quell’amore incommensurabile non basta più agli «amici» a mostrar loro l’affetto del Signore? In che cosa mai quella redenzione (sangue) sarebbe carente, perché si renda necessario integrarla con altro sangue? Se le cose stanno davvero così, quanto è triste e amara la condizione morale/spirituale di [quelli che si auto-definiscono] cristiani oggigiorno!

Interessanti capitoli della lettera agli Ebrei, (la stessa parola ispirata da Eloah in cui dicono di credere), mostrano come Yahushua abbia del tutto eliminata, con il proprio sangue, ogni necessità degli spargimenti di sangue prodotti da sacrifici animali attuati presso gli Ebrei.

MAI il Messyah o uno dei suoi apostoli ha insegnato che quel sangue animale sarebbe stato sostituito dal sangue di padre Pio (di gallina secondo il Maccari) o da altro sangue di madonne e immagini che, per varie ragioni, sgorga e fiotta qua e là nella miracolistica antica e moderna..!!

Ritenere che il sangue (di padre Pio o le macchie sulla sindone) soddisfino il bisogno di “toccare” avvertito dai fedeli e appellarsi all’istinto dei credenti (il cosiddetto sensus fidei) per avvalorare un dato fenomeno religioso è.. fuorviante. (4) L’attrazione delle folle a simili spettacoli si spiega considerando che il sangue, tabù presso molte culture, continua ad esercitare sull’uomo un’azione ambivalente di attrazione/repulsione. Inoltre, il sensus fidei ha... senso quando si armonizza con le Sacre Scritture, altrimenti può essere esso stesso fuorviante. Il sensus fidei di questi [cosiddetti] credenti deve farsi illuminare non dalle "stimmate" di padre pio, ma.. dalla parola del Padre Onnipotente. Non sarebbe male tornare, ad esempio, a considerare bene le parole dette da Yahushua all’incredulo Tommaso: «Siccome mi hai veduto [e toccato!], tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto, e hanno creduto!» (Giovanni 20, 29) .

Quanto alle folle acclamanti rapite da passione mistica, è immediato il confronto con Yahushua che ne fù circondato. Quale differenza, però, si nota nel suo comportamento! Egli anzitutto evita le esaltazioni prodotte nelle masse desiderose di miracoli. Dopo la moltiplicazione di pani e pesci, ben sapendo di essere oggetto di esaltazione da parte della folla sfamata e quindi disposta ad acclamarlo re, Yahushua si ritira su un monte, tutto solo: fugge l’ansia miracolistica popolana, rifugge dalla glorificazione umana, anzi corregge in modo netto i possibili esiti di una esaltata ed esaltante religiosità popolare. 

Quando la medesima folla lo rintraccia sull’altra riva del lago, Yahushua spegne ogni fanatismo dicendo chiaro:
«In verità vi dico che voi mi cercate non perché avete veduto dei miracoli, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna» (Giovanni 6, 15 e v. 26).

Inoltre il Messyah cerca di far comprendere quale sia questo cibo («chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà mai sete», v. 35), la folla si scioglie e molti discepoli lo abbandonano. E Yahushua [che al contrario delle attuali guide religiose non bada mai al numero/audience di quanti lo seguono] chiede ai dodici: «Non ve ne volete andare anche voi?».

Mons. Maccari si era evidentemente accorto che padre Pio non stava affatto imitando Yahushua nei suoi atteggiamenti. La tigre della esaltazione religiosa popolare non va cavalcata neppure quando è utile a “portare anime alla Chiesa” (hanno torto quei teologi, come il Laurentin, i quali purtroppo sostengono proprio questo concetto utilitaristico, in disarmonia con l’esempio di Yahushua e con l’insegnamento del Vangelo). 

Nel 1990, parlando a Taranto con il vescovo di Manfredonia sul processo di beatificazione di padre PioWojtyla raccomandava: “Sbrigatevi, sbrigatevi, questo è un santo che vorrei fare io”. Oggi, avvenuta la beatificazione di Pio da Pietralcina e di Giovanni Roncalli, la gerarchia cattolica sembra aver superato l’imbarazzo di avere un beato papa Giovanni che in vita ha osteggiato e inquisito un beato padre Pio. Non c’era da dubitare che i postulatori e le commissioni dei due processi di beatificazione (e santificazione) sarebbero riusciti con ineffabile abilità (e ineffabile doppiezza) a superare i contrasti che, in vita, divisero il papa dal frate. Tuttavia c’è una parola buona dinanzi alla quale TUTTI [anche i postulatori e i tribunali ecclesiastici] dovrebbero chinare il capo, quella di ciò che "è veramente scritto" in quel Vangelo che DICONO di professare. Esaminiamo qui, brevemente, alla luce del Nuovo Testamento il concetto di santificazione da come è proposto e attuato nel cattolicesimo.

«SANTI» SECONDO LE SCRITTURE

Le lettere (epistole) del Nuovo Testamento sono indirizzate ai «santi» che abitano a Roma, Corinto, Filippi, ecc. Paolo apostolo menziona la famiglia di Stefana che si dedica «a servire i santi». Si parla nel Vangelo di aiuti pro «santi» tra i credenti più poveri residenti a Gerusalemme o altrove. Ci vengono pure presentati alcuni «santi» che ne salutano altri. Viene lodata la vedova che abbia reso dei servizi ai «santi». (5) Il dato biblico è dunque chiaro: «santi» sono coloro che hanno Fede, i convertiti al Messyah, i membri attivi e presenti nelle varie comunità locali. Non defunti, dunque, ma persone viventi! Non una "élite" di Super-credenti, ma proprio gli stessi uomini, con pregi e difetti, mentre vivono questa vita nel mondo pur cercando di non comportarsi come il mondo. Con l’aiuto di Yahushua, «compiono» la propria santificazione nel rispetto di Eloah. (6)

MAI il Nuovo Testamento attesta che i santi li crea il papa o un processo di santificazione (previa beatificazione). Per il diritto canonico il papa può tutto secondo il diritto, oltre il diritto e contro il diritto (secundum jus, propter jus, contra jus); può proporre e accelerare le cause di beatificazione e santificazione di chi vuole. Ma il Vangelo è DIVERSO dal diritto canonico, perché è la Parola di Eloah.

Nel Nuovo Testamento, chi santifica è soltanto Eloah: «L’Iddio della pace vi santifichi egli stesso completamente, e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore». è con la "conversione" (una inversione di marcia nella vita) [non con le cause e i processi di beatificazione UMANI] che inizia la santificazione di una persona mentre questa è in vita. I credenti di Tessalonica, ad esempio, si erano incamminati sulla via del Messyah rispondendo positivamente alla chiamata del Vangelo: avevano creduto, erano rinati d’acqua e di Spirito nella rinascita battesimale. (7)

La bellezza della parola di Yahushua sta nel fatto che essa è verace e non muta. Si può anche oggi divenire «santi» o ELETTI ubbidendo di cuore al Padre e [trascurando le DOTTRINE DEGLI UOMINI]. E' scritto: «Bisogna ubbidire a Eloah anziché agli uomini» (Atti 5, 29).
Contraria alla semplicità del Vangelo è pure la concezione di un numero eletto di santi che eserciterebbero funzioni mediatorie o intercessorie presso Eloah a "favore" dei viventi quaggiù. Il Nuovo Testamento, proprio in tema di preghiere e intercessioni, insegna che «vi è un solo Eloah, ed anche un solo mediatore fra Eloah e gli uomini, il Messyah Yahushua uomo, il quale ha dato se stesso quale prezzo di riscatto per tutti» (1 Timoteo 2, 1-5). E' tragico notare che quanti parlano di mistica esaltazione per il sangue di padre Pio, dimenticano che il solo che ha dato il proprio sangue come prezzo del nostro riscatto morale e spirituale è Yahushua Ha'Mashyah. 

LA FRETTA DI WOJTYLA

Né il beato padre Pio né il beato papa Giovanni possono nulla per noi, perché il mediatore e intercessore UNICO fra Eloah e gli uomini è solo quel «Messyah Yahushua uomo» che ha dato se stesso per tutti (1 Timoteo 2, 5). Gli interminabili (oppure, a seconda dei casi, acceleratissimi) processi di beatificazione e santificazione, l’analisi minuziosa dei postulatori e delle commissioni, le verifiche dei miracoli pre e post mortem, hanno lo scopo di condurre ad un giudizio definitivo sulla persona, beatificata prima e santificata poi. Ciò è diametralmente opposto a un principio fondamentale bene espresso nella parola di Eloah. 

Paolo l'apostolo, ispirato da Yahushua, parlando di sé e di altri predicatori raccomanda ai credenti di non vantarsi negli uomini, ma di considerare anche gli apostoli come servitori del Messyah, e conclude:

«Cosicché non giudicate di nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Eloah» (1 Corinzi 4, 1 ss.).

Wojtyla aveva fretta di elevare padre Pio alle glorie degli altari. Il Vangelo dice di non giudicare nulla prima del tempo, di lasciare ogni giudizio al Signore. Non occorreva dunque sbrigarsi, ma lasciare a Eloah di giudicare, ricordando che sostituirsi a Lui è "peccato". Schiller scrisse che «la voce della verità è sommessa e insistente». Non sarà forse vano ricordare a noi stessi e al prossimo che la Verità che ci giudicherà TUTTI un giorno non sarà quella dei papi o dei tribunali ecclesiastici, bensì quella di ELOAH espressa nella SUA PAROLA..?



Riferimenti:

(1) F. Chiocci, Wojtyla lo vuole santo, Papa Giovanni lo perseguitò, in l’Europeo, agosto 1990.

(2) Per l’intervista a mons. Maccari e il suo memoriale vd. l’Europeo, 16/08/1991, p. 40 ss. e /01/1992 p. 54.

(3) Cfr. 1 Giovanni 2, 1-2; Ebrei 9, 12; 10, 12 e v. 17; Marco 14, 25; Giovanni 15, 13; 1 Pietro 2, 22.

(4) I due concetti sono affermati da V. Messori in una recente intervista (Corriere della Sera, 13/08/2000, p. 13). Non è condivisibile, perché in contrasto col Vangelo, la felice sorpresa del Messori per il fatto che «tante persone... poco meno del doppio» (rispetto al 1998) fossero presenti alla recente ostensione della sindone. Non è affatto detto che la ostentata persuasione delle folle corrisponda alla verità di Cristo. Mi domando, inoltre, perché mai il sensus fidei non potrebbe essere tirato in ballo, ad esempio, dagli amici islamici quando masse immense di fedeli si accalcano, spesso rischiando la morte, attorno alla pietra nera.

(5) Cfr. Romani 1, 7 e 15, 26; 1 Corinzi 1, 2 e 16, 15; Filippesi 1,1 e 4, 22; 1 Timoteo 5, 10).

(6) 1 Corinzi 5, 10-12; 2 Corinzi 7, 1.

(7) 1 Tessalonicesi 5, 23; 2 Tessalonicesi 2, 13-14; Giovanni 3, 3-5.