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12 maggio 2010

CHI, DICE LA GENTE CHE IO SIA?

 



PREMESSA

Molti dicono che il Messia sia solo un semplice uomo che si fece solo deridere, altri dicono che fù un rivoluzionario ideologico, altri ancora che fù solamente un'illuminato gnostico, infine chi dice che non sia mai esistito e sia frutto della sola fantasia malata dei suoi seguaci. Oggi però nonostante tutte queste menzogne e a distanza di 2000 anni questa figura rieccheggia nella mente e nella vita moderna domandando ad ognuno di voi:

VOI CHI DITE CHE IO SIA?

Matteo al capitolo sedici del suo vangelo ci narra un fatto che accadde nei pressi della città di Cesarea di Filippi, un anno circa prima della morte di Yahushua.

Il Signore chiese ai dodici, che lo accompagnavano in un viaggio verso Nord, che cosa la gente pensasse di Lui. Per risposta gli apostoli gli riferirono le voci che circolavano sul suo conto. Alcuni, facendo proprie le superstizioni e le paure di Erode Antipa, pensavano che Yahushua fosse Yahohanan il battista tornato in vita, altri credevano che lo spirito di ElìYah (Elia) o Yahirim (Geremia) si fosse manifestato in Lui, c'era poi chi lo considerava semplicemente uno dei tanti profeti inviati da EL il Supremo per ammonire e guidare il Suo popolo. A questo punto Yahushua interrogò direttamente i suoi apostoli chiedendo espressamente il loro parere. Rispondendo in nome di tutti, illuminato da EL, Pietro con fervore e semplicità ma anche con estrema prontezza e precisione, pronunciò una grande confessione di fede:

"Tu sei il Messyah, il figlio dell'Iddio vivente"

(Matteo 16:16)

Anche oggi sulla figura di Yahushua circolano le idee più svariate. C'è chi pensa che il Messia sia stato un grande trascinatore di folle, chi lo vede come un rivoluzionario precursore dei moderni movimenti socio-politici, c'è chi pensa a Lui come a un potente taumaturgo e chi ancora lo paragona ad uno dei tanti filosofi o profeti vissuti nella storia. Infine c'è anche chi arriva a dubitare della sua esistenza storica o a considerarlo un povero ebreo con qualche strana idea per la testa. Esattamente come duemila anni or sono la gente dice la sua con superficialità, senza curarsi di conoscere veramente Yah'u'shua e soprattutto senza avere gli elementi sufficienti per rispondere alla domanda che ancora oggi Egli pone ad ognuno di noi: "Chi sono per te?".

Capire che la nostra unione con il Padre Onnipotente e il nostro destino eterno dipendono dalla risposta a questa domanda, è fondamentale per prendere la faccenda con estrema serietà. Quando Pilato, proconsole della Giudea, domandò alla folla di Gerusalemme cosa dovesse farne di Yahushua detto il Netzarym, la Scrittura racconta che la piazza espresse un giudizio severo ed inappellabile: "Tutti risposero: sia inchiodato al legno" (Matteo 27:22).

Sia la domanda di Yahushua ai suoi discepoli che quella di Pilato alla piazza di Gerusalemme sono due episodi considerevoli nella storia dell'uomo, due eventi cui dobbiamo anche noi partecipare con le nostre scelte. Possiamo immaginarci accanto al Messia nelle vicinanze di Cesarea, oppure possiamo unirci alla folla chiassosa che doveva decidere cosa farne di Yahushua, ma sia nell'uno sia nell'altro caso l'Iddio vivente ci chiede di emettere il nostro verdetto, decidendo cosa, in realtà, il Messia rappresenti per noi. E come dovrebbero fare tutti i giudici seri e coscienziosi la nostra prima responsabilità è quella di riconoscere il Signore dei Signori, i suoi gesti, le sue parole. E il Signore Yahushua si presenta a noi tutti con una precisa connotazione: Egli è il Figlio di YHVH..!!

L'espressione "figlio di EL", utilizzata nella Scrittura al pari di quella "figlio dell'uomo", non indica l'origine, né presuppone subordinazione ma è usata per dettare e descrivere l'assoluta uguaglianza tra due condizioni. Nei popoli orientali, infatti, tale frase designava identicità (esempi biblici: Genesi 4:20; Genesi 4:21; Genesi 17:4; Marco 3:17; Luca 10:6; Atti 4:36;). Nel caso del Messia sottintende i titoli di Messia e di Re d'Israele (cfr. Marco 14:35-37; Giovanni 1:49; Giovanni 11:27; Marco 15:32).

Chi dice la gente che io sia?

Scorrendo i quattro evangeli ovunque troviamo, in modo diretto o indiretto, la testimonianza della divinità di Cristo. Basti pensare alle sue grandi affermazioni, quando per ben sette volte afferma di essere l'unica via per essere riconciliati con il Padre Eterno e per ottenere la vita eterna (Giovanni 6:35; 8:12; 10:9-14; 11:25; 14:6; 15:1), che per gli Ebrei aveva un preciso ed inequivocabile significato.. quello di essere il Messia di Yah, Figlio Suo.. di natura divina superumana.

  • gli apostoli salvati dal naufragio gli si gettano ai piedi e l'adorano esclamando: "Veramente tu sei il Figlio di EL" (Matteo 14:22).

  • alla donna samaritana che al pozzo di Sichem gli aveva detto: "So che il Messyah, deve venire; quando sarà venuto ci insegnerà ogni cosa", risponde con estrema naturalezza indicando in se stesso l'atteso Messyah: "Sono Io che ti parlo" (Giovanni 4:25-26).

  • Yahushua insegna ad onorare il Figlio come il Padre (Giovanni 5:23) e attribuisce a sé e al Padre lo stesso potere di dare la vita (Giovanni 5:21).

  • Tommaso vedutolo risorto si getta ai suoi piedi gridando: "Adonay mio ed Eloah mio" (Giovanni 20:28). I discepoli gli rendono onore subito dopo la Sua risurrezione (Matteo 28:9).

  • i Giudei comprendono bene le affermazioni sulla sua divinità tanto che prendono delle pietre per lapidarlo e alla domanda di Yahushua sul perché lo volessero uccidere rispondono: "Ti lapidiamo per bestemmia, perché tu che sei uomo ti fai EL" (Giovanni 10:33).

In tante altre occasioni Yahushua proclama la sua divinità, ma è sicuramente l'ultima la più efficace, quella che illumina tutte le altre. Egli è in catene davanti al Sinedrio, sommo consiglio della nazione giudaica. Caifa, il Sommo Sacerdote per troncare qualsiasi discussione si rivolge a Lui con tutta l'autorità e la maestà che la Legge gli conferiva: "Io ti scongiuro per l'Iddio vivente di dirci se sei il Messyah, il Figlio di EL". La domanda è inequivocabile e richiede una risposta altrettanto precisa. È giunto il momento di dissipare ogni dubbio, di sapere con esattezza chi è in realtà questo falegname Galileo, e il Messia non esita, prontamente con voce ferma e piena di dignità risponde: "Tu lo hai detto, perché Io lo sono" (cfr. Matteo 26:57-68; Luca 22:63-71; Giovanni 18:12-27). Yahushua sapeva molto bene che quella risposta avrebbe segnato la sua condanna, già vede il legno erigersi sul Golgota, già ode il rumore del martello che spinge i chiodi attraverso la sua carne, già ascolta i vituperi, le imprecazioni, gli sberleffi che gli saranno rivolti, eppure con fermezza e con l'autorità che gli proviene dalla consapevolezza di ciò che sta affermando, Egli ripresenta la sua natura: "Si sono il Figlio di EL". E a quella risposta il Sommo Sacerdote inizia a stracciarsi i vestiti, e tutto il Sinedrio prorompe in un solo grido: "Egli ha bestemmiato... Egli è reo di morte".

La sua affermazione "sono il Figlio di EL", pronunciata prima tra i discepoli in Galilea e suggellata davanti al Sinedrio, segna la sua condanna a morte. I Giudei poco dopo al cospetto del Governatore romano Pilato grideranno: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge egli deve morire, perché si è fatto Figlio di EL" (Giovanni 19:7).

Davanti a questa affermazione del Signore Yahushua ogni uomo ha la responsabilità morale di emettere il proprio giudizio. Restare in silenzio, lavarsi le mani, come Pilato, non ci farà essere meno colpevoli del giudice romano che abdicò miseramente in mano alla folla i suoi poteri e le sue responsabilità di giudice. Possiamo idealmente stracciarci i vestiti, come fece Caifa, considerarlo un bestemmiatore, un bugiardo oppure rivolgerci a Lui fiduciosi... siamo liberi di decidere ... ma Dio impone una scelta!

Dinanzi al Messia che fino alla morte afferma di essere Figlio di Dio, tre solamente sono le ipotesi plausibili:

  • ci troviamo davanti ad un uomo che ha perduto il bene dell'intelletto, un folle in preda ad un delirio continuo, un esaltato privo di ogni ragione.

  • siamo dinanzi ad un imbroglione, un bugiardo, un uomo che non teme Dio e che ha concepito l'empio disegno di farsi passare per figlio di Dio chissà per quali reconditi fini.

  • egli è veramente ciò che afferma d'essere e allora non possiamo che seguirlo con gioia e fiducia.

Non possono esserci alternative a queste ipotesi. Yahushua non può essere stato semplicemente e solamente un grande uomo, o uno dei tanti profeti, perché le sue affermazioni sono forti, uniche, solenni e richiedono una seria considerazione per emettere una giusta sentenza.

Siamo davanti ad un pazzo? Aprite il Vangelo e scorretelo da capo a fondo, leggete i suoi inviti, ammirate la sua sapienza, apprezzate il suo insegnamento morale, gustate il suo amore operoso verso ogni uomo che si innesta all'amore di Dio. Meditate sull'umiltà, sulla temperanza, sulla pazienza, sul perdono verso le offese, sulla franchezza, sulla purezza del cuore, sulla carità che egli invita ognuno a possedere e ditemi se tale alta, inaudita, sublime dottrina può essere stata disegnata da un ebreo pazzo di circa 30 anni. Un pazzo che istruisce le turbe con autorità, che annuncia i temi più ardui e sublimi col linguaggio più semplice e comprensibile, che penetra nello spirito con estrema facilità mettendone a nudo ogni angolo anche il più recondito, che discute alla pari con Scribi e Farisei ritorcendo contro di essi le loro stesse accuse, che smaschera l'ipocrisia, lascia confusi gli avversari e riscuote ammirazione in chi lo ascolta. E' questo un pazzo? Siamo seri! Nulla è più equilibrato, nulla più posato delle sue proposte, nulla più sublime delle sue parole. Ognuna di esse penetra nel cuore dell'uomo scaldandolo ed illuminandolo come un raggio di sole.

Chi è dunque Yahushua, un imbroglione, un mentitore? Un uomo che osa spacciarsi per Figlio di EL per chissà quali occulti fini? Un uomo così meschino, scellerato, sacrilego da ingannare e raggirare tutti coloro che lo seguono fiduciosi? No, non è possibile, l'ipotesi è talmente assurda ed insensata che offende persino prenderla in considerazione. Colui che ha prodotto il sistema morale più eccelso nel corso della storia non può essere un mentitore. Non dimentichiamo che Yahushua ha vissuto a Nazareth per 30 anni, in mezzo ad un popolo il cui credo fondamentale, che lo distingue da ogni altro, è quello in un EL invisibile, inaccessibile, UNICO, di cui non si pronuncia più nemmeno il nome (per timore superstizioso dei capi di trasgredire il secondo comandamento) e di cui non è lecito fare neanche la più insignificante immagine. E Yahushua ha osato in queste circostanze dimostrare che:

"Egli è l'immagine di EL invisibile, il primogenito di ogni creatura"

(Colossesi 1:15)

Che speranze aveva di guadagnare qualcosa, quale recondito fine si sarebbe dovuto nascondere dietro tutto ciò? I Giudei avevano perseguitato, lapidato e ucciso, i veri profeti, quale peggior sorte avrebbero riservato ad un povero falegname che osava bestemmiare contro la Legge facendosi Figlio di Dio? E poi quali reali vantaggi trasse Yahushua dalle sue affermazioni? Pochi furono coloro che gli cedettero e lo seguirono, i soli vantaggi che ne ottenne furono timori, ansie, scherni, ed infine la morte che più volte aveva annunciato ai suoi discepoli. Egli non cerca mai rispettabilità e ricchezza, tutti i suoi insegnamenti sono imperniati sul distacco dai beni materialisul rifuggire gli onori, è basata sull'esaltazione di quei valori che troppo spesso sono latitanti nella società di allora e di oggi. Tutto ciò frutto di un astuto, ipocrita, imbroglione? No, una tale considerazione è inammissibile. E allora, allora l'unica ragionevole, inevitabile, convincente ipotesi è che Yahushua sia realmente ciò che afferma di essere: il Figlio di YHVH.

Egli avvalora questa solenne affermazione con la sua vita, la dimostra con la sua predicazione sobria e autoritaria, con i miracoli potenti, la suggella con la sua morte, la rende vibrante con la sua resurrezione. Yahushua è l'unico che ha lasciato una tomba vuota alle sue spalleE' il solo che è riuscito a sconfiggere le paure e le inquietudini che si agitano in ogni essere umano, il solo che ha donato una speranza viva capace di rispondere alle nostre ansie. Solo Lui lenisce col balsamo prezioso delle sue parole la sofferenza e l'angoscia causate dal peccato. Solo Lui afferma e dimostra di essere Figlio di EL. Davanti questa conclusione emergono con pressante sollecitudine le nostre responsabilità verso di lui, verso la sua Parola, scritta nelle pagine del Nuovo Testamento, verso la sua morte, compiuta per propiziare la nostra redenzione e la nostra libertà dal peccato.

Dobbiamo trovare il coraggio, il tempo, la determinazione di accostarci a lui per seguire il Suo GRANDE ESEMPIO di vita, di riscoprire più profondamente i suoi insegnamenti, di vivere totalmente e senza ipocrisie ciò che ci ha lasciato per nostro insegnamento, di chinare il capo e umilmente farlo vivere nei nostri cuori.. come fece l'Apostolo:

"Non sono più io che vivo ma è il Messyah che vive in me"

(Galati 2:20)

07 gennaio 2010

YAHUSHUA FIGLIO DELL'UOMO E NON DEL SERPENTE

 


di Alessandro Conti Puorger (Bibbiaweb)


"Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", di cui ho detto diffusamente, è strumento d’eccezionale efficacia per aprire e rendere vive pagine della Torah e provo a mostrare in modo pratico la forza particolare.

Tento far ciò con riferimento al primo versetto del Capitolo 3 del Genesi, cercando anche di evidenziare l’utilità dell’aiuto dei geroglifici nell’affrontare problematiche che si rifanno alla Torah.

Dal versetto 3,1 fino alla fine del versetto 3,8 della Genesi c’è un inciso che frena il progetto di Dio.

Il Capitolo (Gen. 3,1a) inizia con:

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio.

         

È evidente, il serpente è un animale come gli altri, ma in lui sta agendo una energia particolare.

Se si usa un criterio base del metodo di decriptazione, che consiste nell’affrontare il testo trascurando la vocalizzazione delle parole, e se del caso si spezzano, si comprende subito di più.

L’autore pone infatti una particolare attenzione alla parola "selvatica", cioè "del campo", che in ebraico è .
All’interno di quella parola c’è  e queste due lettere sono quelle che formano la parola "demòne".

Ci si domanda se le lettere sono in grado di spiegare la proprietà fondamentale del demòne; osservo che  è un fuoco, una luce e  è una mano = sbarrare; si ha: il demòne  sbarra  la luce , ovviamente di Dio.

Ora per comprendere perché l’uomo è tentato dal serpente, sono state formulate varie ipotesi.

In molte culture arcaiche il serpente simboleggia il mondo dei morti, perché vive nascosto in buche della terra e per l’apparente ringiovanire con la muta della pelle.
Il serpente, infatti, è capace di evocare il pensiero di morire il cui concetto appare subito dopo nel versetto Gen. 3,3.

Vi sono anche visioni positive del serpente che, essendo in collegamento col mondo dei morti, rappresenta la benedizione delle anime degli antenati e la fede nella guarigione e nella rinascita (es. il colubro di Esculapio, consacrato al Dio della medicina).
La Bibbia ci presenta il serpente sin dal momento iniziale, ma anche cruciale, quale incarnazione del nemico, causa della tentazione non superata che provocò all’uomo la perdita del primitivo stato di grazia, che gli permetteva di rapportarsi direttamente con Dio.
Nel libro di Giobbe appare per la prima volta il nome d’un nemico dell’uomo che mette in dubbio con Dio il buon esito del Suo disegno su questo essere; questi è chiamato satana (Gb. 1,6) : S’TN shatan.

Il profeta Zaccaria al Capitolo 3:1,2 lo nomina tre volte e lo presenta nella figura d’accusatore, ritto vicino al sommo sacerdote Giosuè, davanti all’angelo del Signore, mentre il N.T. lo nomina varie volte e lo identifica col nemico del capitolo 3 della Genesi.

Il radicale  S’TN in ebraico indica odiare, insidiare, perseguitare, accusare; perciò il participio, l’avversario è : satan, satana, cioè, l’accusatore il diavolo (in greco "diabolos").

Con i segni si legge: "brucia  nel cuore  l'energia ".

Dal "Dizionario di Usi e leggende Ebraiche di Alan Unterman" - editori Laterza, riporto stralcio da voci serpente e satana:


"La favola ebraica dice che il serpente biblico era il re degli animali. Era un animale astuto, che camminava diritto su due gambe, parlava e mangiava lo stesso cibo dell’uomo. Quando il serpente vide come gli angeli onoravano Adamo, divenne geloso di lui, e la vista dei rapporti sessuali della prima coppia risvegliò il desiderio del serpente per Eva. Istigato da Satana o Samael, o secondo alcune opinioni posseduto da lui, il serpente persuase Eva a mangiare il frutto proibito e la sedusse. Come punizione, gli furono tagliate braccia e gambe, dovette strisciare sulla pancia, tutto ciò che mangiava seppe di polvere, e diventò l’eterno nemico dell’uomo."


"Satana è considerato il re dei demòni che si era ribellato a Dio ed era stato espulso dal Paradiso. Nel suo esilio dal Paradiso, egli portò con sé una schiera di angeli caduti e divenne il loro capo. La ribellione ebbe inizio quando Satana, il più grande degli angeli con un numero doppio di ali rispetto ad essi, rifiutò di rendere omaggio ad Adamo."

Il vero nemico in ogni modo è satana, il serpente è manifestazione della sua incarnazione, come nell’Apocalisse il drago e la bestia.
Nel serpente, la Sapienza, il N.T. e la tradizione cristiana, infatti, hanno riconosciuto la personificazione dell’avversario, il diavolo, che in quell’occasione si servì di quell’animale.
Ora, l’avversario per antonomasia, il prototipo storico del nemico del popolo ebraico, in effetti è il Faraone.
Satana ed il serpente sono tra loro strettamente collegati e il collegamento è certamente il Faraone.

Infatti:

  • Satana è l’accusatore, il nemico dell’uomo;
  • Satana è il re dei demoni;
  • i rabbini considerano il serpente il re degli animali;
  • il serpente ureo è figura del Faraone;
  • il Faraone è il re degli Egiziani;
  • il Faraone è il nemico ancestrale del popolo ebraico;

Per verificare la tesi ricorriamo ai geroglifici, in quanto la tradizione collega il libro del Genesi, che fa parte del Pentauteuco, alla scuola di Mosè, principe egiziano.

"Figlio" in egiziano è costituito da un’anatra che è la biconsonante SA’ con vicino un uomo seduto;
figlio  ; ora la stessa anatra  con il determinativo d’un serpente anziché d’uomo, indica "verme"; in quanto SA’ è figlio, e il determinativo dice di chi, d’uomo se ci si mette un uomo, o d’altro se ci si mette il determinativo d’altro, e verme è figlio di categoria dei serpenti, cioè animale di sotto terra.

Il libro di Giobbe (che al capitolo 1 cita Satana), sembra parlare di questi geroglifici, infatti dice:

"Ecco la luna stessa manca di chiarore e le stelle non sono pure ai Suoi occhi, quanto meno l’uomo questo verme, l’essere umano, questo bruco!" (Gb. 25,5s)

che in effetti è scritto:

  , ben ’adam, il figlio dell’uomo è un bruco.

 = "il segno  porta  del serpente  a vedere  nel mondo ".

Vediamo ora queste parole sono calzanti con quei geroglifici; dice che il figlio dell’uomo in effetti è un bruco, cioè porta, come il geroglifico relativo, il segno del serpente che è entrato nel mondo. Cioè il serpente è divenuto il vero padre dell’umanità.

"Chi mi libererà di questo corpo votato alla morte?" dice S.Paolo in Rm. 7,24.
Se nel geroglifico, al segno di verme si aggiunge il segno della terra TA’  si ha SA’-TA’ "serpente"  che è un verme della terra, un figlio della terra.
Ecco allora che "satan" è un serpente, dall’egiziano SA’-TA’, in cui c’è l’emanazione N del demonio, cioè di satana.
Il nemico=ITN ha, infatti, questo geroglifico  (Vocabolario di "Midle Egyptian" di Faulkner) che col determinativo del serpente e d’uomo e la N sarebbe "padre nostro" e con vicino, in luogo del serpente, quello del serpente antico , determinativo simbolo dei Teniti, cioè del serpente mitologico, sarebbe il "progenitore mitologico", il "serpente antico" di Ap. 12,9.
Questo geroglifico invece è SA’ -TA’-N , ottenuto da SA’-TA’ con l’aggiunta del segno  di N d’emanazione e con quel determinativo, che rappresenta la sinuosità del Nilo, si legge:

"Il figlio della terra emanazione del serpente mitologico".

Se accostiamo il geroglifico dell’oppositore a quello del dio Aton di Amenofi IV si vede che:

 oppositore  =I’TEN=Aton

hanno gli stessi segni  cambia solo il determinativo ed i segni sono:

  • I’T = I+T = esistenza + pane = IT = padre;
  • N di emanazione.

Passiamo ora alla parola Leviatan , che si può dividere Levi + atan  ( + ; nei geroglifici un serpente + un bastone equivale a "dice parole",
(vedi "Il segreto dei geroglifici" di Christian Jacq, Ed. Piemme) ed è una premessa per avvertire che parla una persona importante.

Ora, , il mostro leviatano, per i geroglifici è "dice  parole  l’oppositore " e visto in forma positiva "dice parole la promanazione del padre", "dice parole che appartengono al padre".

 
Se il padre però è il Nilo, questo titolo calza perfettamente con il Faraone, che portava il segno del serpente sulla testa, identificato con la lettere ebraica  ed era figlio della protodinastia dei Teniti e del Nilo e "diceva parole di Aton".
Perciò nella terminologia delle origini bibliche c’è molta affinità tra "l'idea del male" = l’emanatore e la sua immagine terrestre Satana = l'inviato; ed il Faraone una sua incarnazione.

Proviamo a leggere con i segni quel versetto (Gen. 3,1a) mettendo come soggetto di riferimento il demonio:

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio.

         

"Si portò  nel mondo  l'angelo . Per nascondersi  dalla Luce  uscì . Fu  nel mondo  da nemico  a portarsi  a vivere  dai viventi . Di tutti  la vita  finisce . Uscirà  il demonio  dal mondo , l’Unigenito  lo brucerà  nei corpi ; in azione  un fuoco  uscirà  dal Signore  Dio  che riaprirà  agli esseri  la vita ."

"Si portò nel mondo l'angelo.
Per nascondersi dalla Luce uscì.
Fu nel mondo da nemico a portarsi a vivere dai viventi.
Di tutti la vita finisce.
Uscirà il demonio dal mondo,
l’Unigenito lo brucerà nei corpi;
in azione un fuoco uscirà dal Signore Dio
che riaprirà agli esseri la vita.
"

Il verme dell’uomo di terra sarà bruciato ed Isaia ed i Vangeli rivelano che quest’idea ha la sua consistenza:

  • "perché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spengerà" (Is. 66,24).
  • "è meglio per te entrare nel Regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato … nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue" (Mc. 10,47s).
  • "Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla… Geenna" (Mt. 23,33).

Razza di vipere è lo stesso che seme di serpente, cioè figli del serpente, figli del demonio!

Ecco che un’altra volta l’egiziano antico e la lettura con i segni aprono uno spaccato sull'origine del pensiero biblico.
Tra l’altro si apre il significato di Figlio dell’Uomo, termine che Gesù usa nei Vangeli in contrapposizione al figlio della terra, riprendendo la terminologia da Ezechiele 2,3 e 3,1 e di Daniele nella visione del Figlio dell’Uomo sulle nuvole del cielo.

  • "Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: razza di vipere...! Fate dunque frutti degni di conversione e non crediate di poter dire tra voi: abbiamo Abramo per padre" (Mt. 3,7).
  • "…razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire all’ira imminente?" (Lc. 3,7).
  • "Razza di vipere, come potete dire cose buone voi che siete cattivi?" (Mt. 12,34).
  • "… avete per padre il diavolo…" (Gv. 8,44).

Il figlio dell’uomo, cioè l’uomo, ora, con la venuta del Cristo, ha finalmente due possibilità, essere fratello del Figlio dell’Uomo che viene dal Cielo ed è... "Figlio d’Adamo, Figlio di Dio" (Lc. 3,38) o essere, come un serpente, figlio della terra, cioè figlio di Satana.
Giovanni Evangelista riferisce che Giovanni Battista disse: "Chi viene dall’alto è al disopra di tutti, ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al disopra di tutti" (Gv. 3,31).

 
Nel vangelo di Giovanni riporta questo accostamento di cielo, terra, serpente e figlio dell’uomo: "Se vi ho parlato di cose della terra e non credete come crederete se parlerò delle cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo" (Gv. 3,12-14).

Alcuni flash:

  • Gesù come i patriarchi andò in Egitto (da piccolo; vangelo di Matteo);
  • Gesù e Giovanni il Battista erano parenti;
  • Giovanni Battista aveva dimestichezza con gli esseni;
  • l’apostolo Giovanni era stato discepolo del Battista;
  • questo Giovanni è autore del 4° Vangelo;
  • la tradizione considera l’autore dell'Apocalisse rifarsi alla scuola di Giovanni (od essere proprio lui stesso) e lì (12,9) riprende la visione di Daniele: "Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra fu precipitato... l’accusatore dei nostri fratelli...";
  • a Qumran, non lontano dal luogo del battesimo di Gesù, c’era la sede degli Esseni;
  • là, in quel periodo, i segni della scrittura ebraica, alla luce dei geroglifici, furono definitivamente sigillati pressoché nella forma quadrata rabbinica.

Allora la parola scritta aveva significati molto più intensi d’oggi, in quanto risultato di un profondo travaglio di pensiero, mentre ormai è stata resa quasi banale, sicché è molto ridotto il peso e l’effetto rispetto a quei tempi.

 
La parola scritta, inoltre, evocava un mondo d’immagini, i proverbi, la saggezza popolare del tempo elaborate su singole parole e su accoppiamenti di queste.
Le autentiche parole della Bibbia, in particolare nei primi libri, sono da vedere ed apprezzare come ritrovamenti archeologici od opere d’autore, capaci di riprendere vita nel proprio ambiente.
 
Ognuna va attentamente soppesata per coglierne il contenuto che non è mai univoco, ma ha tante sfaccettature e l’autore usa giochi di parole, assonanze, immagini a cascata come i fuochi d’artificio.

Torniamo al versetto di Gen. 3,1:

"Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche..."

Spezziamo le consonanti della parola nahash  = serpente che sono le stesse della parola "rame" ed il radicale riguarda il "trarre pronostici" con la lettura delle lettere:

"molto  intrecciato  al sole "; (ci parla del serpente)
"l’energia  racchiude  del fuoco "; (ci parla del rame)
"guida  () ad illuminare " (ci parla di pronostici e d’indovini),

ma c’è anche una lettura che suggerisce il demonio in quanto concretizza ciò che si oppone alla chiarezza, al sole, a Dio che è luce:

"inviato - angelo - emanazione  che si nasconde  dalla luce ";
"inviato - angelo - emanazione  che nasconde  la luce ";

Il serpente è "astuto", in ebraico  A'RWM, ’arum, ed ecco di seguito una cascata di letture con i segni che fanno capire come dalle stesse letture della parola possano nascere tradizioni e racconti:
 

Aziona  i corpi  (ove) si porta  a vivere indemoniati
Si vede  saziare () la (prima) madre fa mangiare Eva
Si vede  nel corpo  portarsi  dalla matrice ha rapporti con Eva (secondo la tradizione rabbinica)
Da nemico  si porta  dei viventi l’avversario
Guarda  alto l’astuto
Agisce  per innalzarsi l’orgoglio, l’opportunismo


Ricordo le credenze ebraiche su questo serpente:

Era un animale astuto, che camminava diritto su due gambe, parlava e mangiava lo stesso cibo dell’uomo... il serpente persuase Eva a mangiare il frutto proibito e la sedusse… Come punizione, gli furono tagliate braccia e gambe, dovette strisciare sulla pancia.

Questa lettura di  non è lontana da quella di S.Paolo (Tes. 2,4) sull’anticristo:

"... colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come dio." (dio incompleto e lo nomina tre volte e non quattro).

Idea evidentemente non isolata, perché anche d’Isaia (14,12s) quando parla di Lucifero osserva:

"Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra signore dei popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio ..."

Lucifero, figlio dell’aurora:    "Ilel ben-shahar!"; ritorna il serpente, infatti,  "è  il serpente  potente ", il marito di Lilith di cui la tradizione rabbinica racconta questo midrash: La prima moglie di Adamo, demone, regina della notte. Lilith esigeva d’essere eguale al marito e quando si rese conto che non lo sarebbe mai stata pronunciò il nome di Dio e volò nell’aria fino al Mar Rosso... e divenne la moglie di Sammaele, il signore delle forze del male.

Sammaele è lo stesso che Lucifero ed è un titolo che ricorda "nome di dio"; ne caratterizza l’aspetto blasfemo.
Lucifero, Sammaele, Satana, sono la stessa persona.

Isaia, come detto, poeticamente ha chiamato Lucifero, figlio dell’aurora:

   "Ilel ben-shahar!", ma si può sostituire le lettere  e  e ruotare intorno un asse e si legge     questa volta da sinistra verso destra:

"Il grande  serpente  il potente  Faraone  è ".

La parola  si può leggere anche: "vedendolo  inebria  () le matrici " che richiama le credenze rabbiniche sul serpente che "la vista dei rapporti sessuali della prima coppia risvegliò il desiderio del serpente per Eva… e la sedusse" e poi il serpente "per agire  nel corpo  si porta  dei viventi " che parla di possessioni diaboliche e "si vede  con il corpo  portarsi  nell’acqua " che conferma i pensieri sulla bestia che vive nel mare.

Dopo che Adamo ed Eva hanno mangiato dell’albero del bene e del male si nascondono ed esce la parola "nudo"  molto simile a  che possiamo dividere in   e  è "caduta, mucchio di rovine"  alto; "una caduta dall’alto", ossia Adamo ed Eva sono stati come precipitati dall’alto.

In Es. 16,20 si trova  per "imputridire di vermi", e Isaia in Is. 14,11 usa  "rimmà" per "vermi"; quindi  fa venire in mente anche "vedo  imputridire ", "vedo  esistenza  da verme " (da rimmà), anche perché verme è "un corpo  d’acqua ".

Una lettura completa di  con le lettere è: "vedo  stare  corpo  all’acqua ",

come pure: "vedo  essere  un corpo  dalla matrice "; perciò nudo, ma anche come un neonato.

Questo è l’effetto del serpente :

  • rende astuto  per le cose del mondo;
  • rende cieco per le cose di Dio "l’energia  chiude  alla luce ";
  • rende nudo , cioè spoglia della primitiva dignità;
  • fa precipitare dall’alto;
  • fa imputridire ed avere una esistenza da verme;
  • dà come una nuova nascita.

In definitiva, non si è più originati da Dio, ma dal verme, e si diviene figli del serpente.

Spero che si sia compreso come con la lettura a tappeto dei segni è stata ritrovata una chiave importante che permette di entrare in stanze antiche, ma abitate.

 
Faccio notare come tale ricco panorama si evince soltanto se si comincia a trattare a plasmare la parola come evidentemente facevano gli antichi prima dell’inserimento della vocalizzazione, quando cioè ogni lettera aveva la propria intera valenza ed era capace e libera di evocare accoppiamenti ed associazioni svincolate anche dalle forme grammaticali.

Sul tema poi dei geroglifici nella Bibbia torneremo ancora.