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12 aprile 2022

LA GRANDE FAKE SULL'ANIMA: COSA E' DAVVERO?

FANTASMA ANIMA NEFESH NESHAMAH RUACH

 


Le parole alla radice da cui discende il termine 'anima' da noi usato nell'occidente pseudo-cristiano provengono dall'ebraico (nèfesh) e dal greco (psychè), e furono tradotte in latino 'alma' [anima]. Ma date le spiegazioni ufficiali della Chiesa Cattolica e della tradizione filosofica, la connotazione che il termine italiano 'anima' richiama di solito alla mente nella maggioranza delle persone non è affatto in armonia con il significato originale dei termini radice sia ebraico che greco.

Infatti seri studiosi delle lingue e della radice di tali termini affermano cose esattamente contrarie alla creduloneria popolare. Già nel lontano 1897 - C.A. Briggs nel Journal of Biblical Literature – vol. XVI p.30 -, a seguito di una particolareggiata analisi sull'uso del termine 'nèfesh', osservava: “Anima nell'uso che se ne fa attualmente.. dà di solito un'idea molto diversa dal vero significato di nèfesh in ebraico, ed è facile che l'incauto o poco informato lettore fraintenda”.

Più recentemente, nel presentare una nuova traduzione della 'Toràh' (Jewish Publication Society of America) il capo redattore, H.M. Orlinsky dell'Ebrew Union College, ha affermato che il termine 'anima' era stato eliminato da quella traduzione perchè non rende correttamente il termine ebraico 'nèfesh', e ha aggiunto: “Altri traduttori hanno interpretato che significhi 'anima', il che è completamente inesatto. Nella 'Toràh', trasmessa da Eloah all'uomo, non dice che “abbiamo” un'anima. 'Nèfesh', è la persona stessa, il suo bisogno di cibo, il suo sangue che scorre nelle vene, la vita, il suo stesso essere - (riportato nel New York Times del 12 ottobre 1962).

Anche il dizionario Devoto-Oli riporta: s.f. “Principio immateriale della vita umana, “TRADIZIONALMENTE RITENUTO” [per tradizione secolare filosofico-religiosa - ndr] immortale o addirittura partecipe del divino...”.

Quindi riconosce che la “tradizione” filosofica e religiosa abbia dato questa connotazione al termine stesso, ma poi prosegue nel 2° paragrafo: “..'Persona', con speciale riferimento alle qualità spirituali, al carattere, ai sentimenti: è una grande anima; un'anima nobile; anima nera, di persona di cui c'è da aspettarsi di tutto. Nel senso di 'individuo', 'abitante': un paesino di trecento anime; non c'era un'anima viva, nessuno..”.

La verità principale risiede nel fatto che i significati comunemente attribuiti al termine italiano 'anima' derivano primariamente non dagli scritti ebraici, ma dall'antica filosofia greca, in effetti il pensiero religioso arcaico antico. Il filosofo greco Platone, cita queste parole di Socrate: “Se cioè l'anima si diparte pura dal corpo, nulla del corpo traendo seco... non se n'andrà ella a ciò che le è simile, cioè, dico, all'invisibile, al divino, all'immortale, all'intelligente, dove giunta potrà essere in realtà felice, libera ormai dai vagamenti e da stoltezze e paure... potrà trascorrere il rimanente tempo in compagnia degli dèi?” - Fedone, 80, e; 81, a.

Secondo Platone l’anima non ha un inizio, in quanto è ingenerata; inoltre, è considerata immortale e incorporea. Seguendo il 'Timeo' di Platone, egli attribuisce anime anche agli astri e ai pianeti [continuando così la tradizione esoterico-religiosa che dèificava gli astri in quanto esseri cosmici che sovrintendono la vita e la natura umana – ndr] . La singolarità del pensiero di questo filosofo riguardo all’anima sta nel suo averla sdoppiata in “Anima superiore”, legata al divino, e “Anima inferiore”, legata al corpo. Per Plotino l’anima è la terza ipostasi, la cui essenza è immortale, intellettiva e divina. Vi è un’anima che plasma e vitalizza l’intero universo (Anima dell’universo) e anime individuali, per tutti gli esseri animati.

Molti sanno che la religione Cattolica dà proprio questo connotato all'anima.. credendo che le gerarchie abbiano la conoscenza vera e divina di queste cose. Ma vediamo cosa dicono in alcuni testi di portata internazionale (forse si contraddicono?).

In netto contrasto con l'insegnamento filosofico greco della 'psychè' (Anima) immateriale, intangibile, invisibile e immortale, le Scritture sia del VT che del NT spiegano che sia 'psychè' che 'nèfesh', quando si riferiscono a creature terrene viventi, significano qualcosa di tangibile, materiale, visibile e mortale. Vorrà forse dire che le gerarchie Cattoliche non conoscono le Scritture Sacre da 'loro' predicate?

La New Catholic Encyclopedia [1967, vol. XIII, p. 467] dice: “Nephes [Nèfesh] ha un significato molto più ampio del nostro popolare termine 'anima', poiché significa vita (Es. 21:23; Dt. 19:21) e le sue varie manifestazioni vitali: respiro (Gen. 35:18; Gb. 41:13,21), sangue (Gen. 9:4; Dt. 12:23; Sl. 140-141:8), desiderio (2 Sam. 3:21; Prv. 23:2). L'anima nell'AT non significa una parte dell'uomo, ma l'intero uomo: l'uomo come essere vivente. Similmente nel NT significa vita umana: la vita di un singolo soggetto cosciente (Mt 2:20; 6:25; Lc 12:22-23; 14:26; Gv 10:11, 15, 17; 13:37)".

Un'altra traduzione Cattolica, The New American Bible, nel suo “Glossario dei termini di teologia biblica” (pp. 27,28), dice: “Nel Nuovo Testamento [Scritture greche- cristiane], 'salvare la propria anima' (Marco 8:35) non significa affatto salvare una parte 'spirituale' dell'uomo, contrapposta al 'corpo' (nel senso dato da Socrate e Platone) ma l'intera persona, a sottolineare il fatto che la persona vive, desidera, ama, vuole, ecc., oltre a essere concreta e fisica”.

Quindi le Gerarchie Cattoliche sanno che 'anima' non si rifersice a qualcosa che abita il corpo e che và da qualche altra parte dopo la morte.. però al contrario insegnano alle persone che l'anima và in paradiso o in purgatorio o all'inferno, proprio come ci viene tradizionalmente tramandato dalla mitologia e dalla filosofia sia orientale che greca.

Perchè lo fanno? Perchè chiudono le porte della conoscenza alle genti? Ma questo è un'altro discorso che faremo in un'altro momento.

Per tornare al soggetto, il termine greco 'psychè' i dizionari lo definiscono 'vita', e 'anima come personalità e carattere' o dicono che era usato per indicare la stessa persona, e spiegano che “anche nelle opere greche il termine era usato a proposito di animali” che 'guarda caso' coincide proprio con il pensiero ebraico del termine in cui gli animali vengono classificati 'anime'. Infatti ricorre il termine 'nèfesh' anche a proposito della creazione animale: “..Ogni cosa che si muove sopra la terra in cui c'è vita come un'anima'..” [lett. 'nefèsh chaiyàh' anima vivente]. Tutte le volte che ricorre la parola 'animale' sia selvatico che domestico ad essa è associato il termine 'nefèsh' in ebraico e 'psychè' in greco.

L'espressione ebraica 'nèfesh chaiyàh' ricorre ugualmente sia nella creazione dell'uomo che degli animali cioè 'anima vivente'. Ciò denota la mortalità dell'anima e quindi la contrapposizione con l'immortalità dell'anima enunciata dalla mitologia e dalla filosofia greca. Così è confermato anche nelle scritture greche dove in 1 Co 15:45-47 dice: “Così è anche scritto: 'Il primo uomo Adamo divenne anima vivente [psychè zòsan o psychè ton zòion]".

Il concetto di “anima inserita nell'uomo” deriva dall'erronea spiegazione dell'atto creativo in cui viene detto: “..e Elohim formava l'uomo dagli [elementi della terra e gli soffiava [una forma di nafàch] nelle narici 'l'alito' [neshamàh] vitale così l'uomo divenne un'anima vivente [nèfesh chaiyàh]..”. 'Neshamàh' è usato nel senso di “qualcosa o qualcuno che respira” e come tale è sinonimo di 'nèfesh', “anima”.

Ma il senso è molto più ampio, in quanto non si tratta solo di immissione o emissione di aria ma di qualcosa associato ad una 'forza'. Infatti quando il primo mondo fù distrutto dal diluvio e perì ogni forma di vita umana e animale, viene detto in Gen. 7:22: “..tutto ciò in cui è attivo 'l'alito' [neshamàh] dello 'spirito' [ruàch] della vita, cioè tutto ciò che era sul suolo asciutto, morì...”. Così per interconnessione diretta il respiro o alito di vita [neshamàh] è direttamente correlato allo spirito di vita [ruàch].

Per fare un'iperbole facciamo un esempio: “ipotizziamo che l'automobile sia un'anima vivente.. il suo 'alito di vita' è la benzina e il suo 'spirito di vita' è l'ossigeno presente nell'aria. Senza quest'ultimo 'fondamentale' componente non ci sarebbe nessuna combustione, nessun movimento.. e l'auto semplicemente resterebbe inattiva”. Così nella stessa maniera uomini e animali hanno alito di vita [neshamàh] a seguito dell'attività dello spirito di vita [ruàch], divenendo a tutti gli effetti 'Anime Viventi' – [nèfesh chaiyàh, ebr.; psychè zòsan o psychè ton zòion, Gr.]

Lo spirito di vita è in greco il sostantivo 'pnèuma' [spirito] che deriva dal verbo 'pnèo' , che significa “respirare” o “soffiare”. Si ritiene che l'ebraico 'ruàch' derivi da una radice che ha lo stesso significato. Quindi 'ruàch' e 'pnèuma' significano fondamentalmente la stessa cosa [respiro, alito, soffio] ma sono usate anche in altri contesti.

Possono indicare il vento; la forza vitale delle creature fisiche viventi; lo spirito santo del Creatore; le creature non fisiche.

Tutti questi significati hanno una cosa in comune: si riferiscono sempre a ciò che è invisibile agli occhi umani ma viene rilevato e percepito come forza in movimento.

Questa forza invisibile è in grado di produrre effetti visibili.

Per esempio: “Il vento muove le foglie; il respiro di animali e uomini muove i loro toraci; lo spirito divino muove i pianeti e le galassie nelle loro orbite; le creature di natura extradimensionale [alieni; demòni] pro-muovono il male visibile nel mondo”.

Quindi l'interconnessione intrinseca e diretta tra anima [psychè] e spirito [pnèuma] dà vita all'anima vivente uomo e animale.

Ma mentre 'pnèuma' e 'ruàch' [spirito] sono principalmente usati per descrivere ciò che è spirito, energia, forza invisibile.. i termini 'psychè' e 'nèfesh' [anima] sono usati prettamente per ciò che è carnale, materiale, fisico, visibile. Una ulteriore conferma di questo la troviamo nell'uso che ne viene fatto in merito alla resurrezione degli Apostoli ad una vita immortale spirituale contrapponendo ciò che è fisico [psychikòn] a ciò che è spirituale [pneumatikòn]. Anche in una lettera di Giuda [non l'iscariota - ndr] scritta in greco del tempo si fa un paragone simile parlando di 'uomini animaleschi' [psychikòi, lett. Uomini (fisici),].. che non hanno spiritualità [pnèuma].

Riporto a questo punto anche quanto viene riportato nel sito mednat.org [che sicuramente non si può certo definire di parte – ndr]: “Ricordiamo per inciso, che la parola italiana ANIMA deriva da un suono antico composto: ANI+MA; queste 2 radici/parole/suoni, significano in fenicio-ebraico antico: ANI = IO (l’essere) e MA = MAteria Matriciale = l’Energia, la materia vivente.

Riguardo il termine ebraico Nefesh = Anima; la parola Nefesh ha comunque diversi significati, tra i quali anche Anima. In genere viene utilizzato per indicare: "essere vivente", "animale vivente", "vita" (sia umana che animale, con corpo fisico).

La doppia radice Fenicio, Aramaica, Ebraica, "Ani+Ma", divenne con il tempo la parola "anima" in italiano intesa a descrivere il significato dell'essere vivente fatto di spirito senza il fisico, perdendo quello originale con il significato della radice Ma, che è la radice della parola Ma-teria, Mater, Madre, Mare, ecc.

Qualcuno afferma (per tradizione) che questa parola derivi dalla forma femminile della radice indoeuropea “ane” suffissata (ane-mo); la radice 'ane' indica il “respirare”, questo significato si trova anche nelle radici della parola spirito, delle parole germaniche: ghost, geist, slave, duh, dusa, della parola greca 'pnèuma', dell'egiziano 'ka' ed anche dell'ebraico 'ruàch'.

Comunque da qualsiasi lingua od insieme di lingue, essa provenga, il significato non cambia, è sempre il respiro di un essere che vive e che è composto da materia e da spirito (la forza attiva in noi che ci fa respirare e vivere). L'anima e' cio che Vive, il Vivente: vegetale, animale e umano.

Noi NON abbiamo un'anima, NOI SIAMO un'anima, con corpi diversi (fisici e/o plasmatici) secondo la dimensione in cui viviamo.

Quindi la parola Anima significa semplicemente la coscienza di essere e vivere materializzato in un corpo fisico, ciò indica anche che l’anima non può essere e quindi 'vivere divisa' da un corpo fisico; essa è evidenziabile e viva solamente quando ha un corpo fisico, che può essere fatto attualmente come il nostro, oppure essere supportata con altri tipi di corpi fisici: plasmatici di energia pura, e/o di acqua, e/o di gas, e/o di solidi, ma e comunque l’in-form-azione e/o il pensiero, non può esistere senza un supporto...” [fisico o di altra natura – ndr].

Ma dal momento che alcuni filosofi pensavano che l'anima alla morte uscisse dal corpo, il termine 'psychè' è stato associato alla 'farfalla', creatura che subisce una metamorfosi trasformandosi da crisalide in creatura alata [Voc. Greco-Italiano L. Rocci, pp. 2060, 2061]. Dando così una forte connotazione 'simbolica' e poetica, associata ad un senso di leggerezza e bellezza, alla trasmigrazione dell'anima dal corpo.

Ecclesiaste 12:9 "prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato".

Atti 7:59 "E lapidarono Stefano che invocava Yahushua e diceva: «Adony Yahushua, accogli il mio spirito»".

Mt 10:28 "E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna".

Ezechiele 18:4 Ecco, tutte le anime sono mie; è mia tanto l'anima del padre quanto quella del figliuolo; l'anima che pecca sarà quella che morrà.

Tutto questo secondo il concetto fondamentalmente avuto dagli ebrei e i primi Apostoli si contrappone non solo con la tradizione filosofico-esoterico-religiosa pagana ma anche con la maggioranza delle moderne religioni che si dicono discendenti dei primi discepoli di Yahushua.





12 gennaio 2021

LA FALSA DOTTRINA CATTOLICA SU PIETRO

 

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PREMESSA


Questo post è redatto allo scopo di far USCIRE da Babilonia la Grande - la Madre delle Meretrici - TUTTE le persone di buona volontà che hanno a cuore la Pura Verità, affinchè non ricevano le stesse punizoni che la Grande Meretrice riceverà tra breve in Giudizio.

E' scritto: 
"Uscite da essa popolo mio, 
affinchè non riceviate anche voi il suo castigo..".(Ap. 18:4).



Il versetto biblico di Matteo 16:18, nella versione cattolica Edizioni Paoline 1995 e nella Nuova Riveduta 1994, è tradotto rispettivamente come segue:

Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Edizioni Paoline 1995)


E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere” (Nuova Riveduta 1994).

 
Questo stesso versetto viene tradotto più "correttamente" da numerose altre versioni, fra le quali quelle che seguono:


“Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere” (La Nuova Diodati 1991)

Y yo también te digo que tú eres Pedro, y sobre esta roca edificaré mi iglesia, y las puertas del Hades no la dominarán” (Spanish Reina-Valera 1995)

Et moi, je te dis que tu es Pierre, et que sur ce roc je bâtirai mon Église, et que les portes du éjour des morts ne prévaudront point contre elle” (Nouvelle Edition Geneve 1979)


La traduzione letterale del testo greco originale di Matteo 16:18 recita come segue:

E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso (greco: pétros), e sopra questa roccia (greco: pétra) io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la vinceranno”.

A Simone figlio di Giovanni (l’apostolo chiamato “Pietro”), Yahushua aveva detto: "Tu sei Simone, figlio di Giona; tu sarai chiamato Cefa che vuol dire: "sasso” (Giovanni 1:42) (Versione La Nuova Diodati 1991). 

Altri traducono questo stesso versetto in modo improprio: 

“Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; e tu sarai chiamato Cefa (che si traduce «Pietro»)” (Giovanni 1:42) (Versione La Nuova Riveduta 1994; ma vedasi anche la Versione cattolica Edizioni Paoline 1995).

L’inesattezza di quest’ultima traduzione sta nel fatto che, in greco (lingua originale della Settanta Greca del Vangelo), il nuovo nome dato da Gesù all’apostolo Simone, cioè "pétros", ha il significato di “sasso, ciottolo, pezzo di roccia, pietra”: è cioè il nome di una cosa e non un nome di persona, e rappresenta la traduzione in greco della parola [aramaica] "Cefa" usata da Yahushua per designare Simone. Il nome taliano “Pietro”, l’inglese “Peter”, lo spagnolo “Pedro”, e altre traduzioni similari del termine greco "pétros".. non hanno alcun significato e sono totalmente inutili.

Simone è pétros [cioè un sasso]; Yahushua il Messyah è invece la pétra [cioè la roccia] su cui è edificata la Sua "Ha'Qahal" (comunità di persone, congregazione di persone, e NON UN EDIFICIO - ndr): “E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso [greco: pétros], e sopra questa roccia greco: [pétra] io edificherò la Mia Qahal” (Matteo 16:18).
Ecco esemplificata figurativamente l’enorme differenza che intercorre fra i due vocaboli greci "pétros" (riferito a Simone) e "pétra" (riferito a Yahushua):




petra roccia gesù


Che Yahushua il Messyah sia la pétra (cioè la roccia) è attestato anche dall’apostolo Paolo, allorché afferma: “e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale, perché bevevano dalla roccia [greco: pétra] spirituale che li seguiva; e quella roccia [greco: pétraè il Kristos”. (1 Corinti 10:4).

In questo versetto (1 Corinti 10:4), il vocabolo greco "pétra" che vi compare per ben due volte è tradotto univocamente ed esattamente da tutte le versioni della Bibbia (compresa quella cattolica - ndr) con il termine corrispondente roccia.

Allora, ci si domanda: per quale ragione in Matteo 16:18 il vocabolo greco "pétra" non è stato reso dai Traduttori della Nuova Riveduta con il termine corrispondente "roccia", come è stato fatto invece nel caso di 1 Corinti 10:4, Matteo 7:24-25, Matteo 27:60, Marco 15:46, Luca 6:48, Luca 8:6, Luca 8:13, dove compare sempre il medesimo vocabolo greco "pétra" tradotto immancabilmente e correttamente con il termine "ROCCIA"..??

Ecco, dunque, la traduzione corretta di Matteo 16:18:

E io, dunque, ti dico che tu sei un sasso (pétros), 
e sopra questa roccia (pétra) io edificherò la mia ekklesia (ebraico: Ha'Qahal)”.

Una traduzione impropria come la seguente: “tu sei Pietro e su questa pietra”, giova sicuramente al cattolicesimo romano che, infatti, si guarda e si guarderà sempre bene dall’emendarla. Questa è una falsa dottrina e una menzogna antiscritturale.
Di sicuro non giova alla Verità del Vero messaggio del figlio dell'uomo.. Yahushua il Messyah del Vero Eloah.