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07 agosto 2011

SIETE BATTEZZATI DAVVERO..? E IN NOME DI CHI?

 

VERO BATTESIMO BATTEZZARE NEL NOME DI YAHUSHUA


PREMESSA

Poiché il battesimo idolatrico "trinitario" praticato dalla maggioranza delle chiese è direttamente in rapporto con la dottrina sulle cosiddette «tre persone divine», vogliamo trattare brevemente questo tema su cui molto è stato già dibattuto nei secoli, per dare indicazioni precise a chi decide di dedicarsi al nostro Vero Padre Eterno.



In un ordine, in un incarico, è FONDAMENTALE ascoltare esattamente per comprendere correttamente [CHI] lo dà. In ciò è anche vantaggioso udire l’incarico direttamente dalla bocca di chi dà l’ordine — da terza bocca può già essere miscelato con propri pensieri. Anche la parola chiave è sempre di grande importanza. Nell’ordine del battesimo, il «NOME» è il nocciolo dell’incarico — perché si deve essere battezzati [NEL NOME] ... più precisamente DENTRO il nome.. nel suo "profondo significato".

In diverse pubblicazioni e correnti di pensiero religioso-filosofiche si mette in dubbio non soltanto l’azione generalmente praticata fino ad oggi, ma anche l’ordine del battesimo, attraverso l'errata pratica, della formula trinitaria di Matteo SCORRETTAMENTE IDENTIFICATA in Matteo 28:19. 
Il dott. Karlheinz Deschner scrive: «Yahushua NON CONOSCEVA ALCUNA TRINITA'. L’ordine di battezzare [messo in bocca] al ‹Risorto› ‹nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo› viene designato da un profondo studio critico come MISTIFICAZIONE di quanto in Verità ORDINATO dal Messyah» (Abermals krähte der Hahn). Quasi tutti gli storici della Chiesa che hanno fatto profonde ricerche attribuiscono questa formulazione agli ecclesiastici deviati e [trinitari].

Come è generalmente risaputo, i testi degli evangelisti e le lettere degli apostoli scritti prevalentemente in ebraico e aramaico furono messi in circolazione nelle comunità locali giudaico–greche. La loro prima raccolta come canone, in quello che fu definito: "Nuovo Testamento greco", era già l’opera di uomini appartenenti al potere politico-religioso del tempo e provenienti da ideologie filosofiche Platoniche e Gnostiche; con forte inclinazione all’idea di una Trinità divina.   

Ancora oggi, in molte traduzioni, c’è perfino un’aggiunta nella prima lettera dell’apostolo Giovanni, capitolo 5. La Bibbia di Lutero (Edizione 1968) annota a piè di pagina: «Le altre parole scritte nei versetti 7 e 8 di precedenti edizioni della Bibbia: ‹Poiché tre son quelli che rendon testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola, e lo Spirito Santo; e questi tre sono UNO›NON si trovano né nei manoscritti del testo greco né nella propria traduzione di Lutero».

Nel «Novum Testamentum Graece et Latine» di Nestlè, in una nota a piè di pagina, è riportata la versione originale di Matteo 28:19 come lo stabilì il padre della Chiesa Eusebio: «En to onomati mou» = «DENTRO IL MIO NOME». La stessa osservazione sta nel «Greek New Testament», Second edition, 1954, London, Bible House. L’ordine di battezzare con questa formula: «…BATTEZZANDOLI [DENTRO] IL "MIO NOME"» avrebbe escluso fin dal principio ogni errore e ogni interpretazione successiva

Tuttavia, Matteo 28:19 può rimanere com’è, perché sappiamo che «Padre, Figlio e Spirito Santo» NON SONO AFFATTO TRE (3) NOMI, ma.. [definizioni], e che il discepolo deve essere battezzato nell'unico "Nome(al singolare), cioè nel Nome del Patto del Nuovo Testamento in cui Dio quale Padre si è rivelato nel Figlio e per "mezzo" dello Spirito Santo, che è: YAHUSHUA Ha'Mashyah. In un modo o nell’altro rimane così: «En to onomati mou» = «dentro il Mio Nome».

È altrettanto incompatibile come il Nome del Patto neotestamentario così pieno di significato del nostro «Salvatore» in cui c’è ogni salvezza, cioè: Yahushua = «Yahuveh Salva», «Yahuveh è Salvezza», abbia potuto essere riportato in greco con «IEOSUS» e poi in Italiano Gesù.

In questo modo, il significato vero e proprio è andato perduto, cioè che «Yahuveh» dell’Antico Testamento è identificato nello stesso NOME DEL FIGLIO «Yahushua» del Nuovo Testamento. Per la Bibbia, i nomi e le definizioni sono importanti, perché con essi viene sempre espresso chiaramente ciò di cui si tratta in realtà. In Isaia 7:14 e 9:5 ci viene detto che il Figlio, la cui nascita viene qui annunciata, doveva essere "Emmanuel", dunque «EL con noi». Su di Lui, che ci è nato come bambino, che ci è stato dato quale Figlio dell'uomo, riposa il DOMINIO.

Nel Suo Nome tutto è compreso: Consigliere ammirabile, Eloah potente, Padre eterno, Principe della pace. Tuttavia, il Padre ha [permesso] il fraintendimento e la mistificazione umana, affinché fin dal principio ciò venisse rivelato solamente a coloro che onestamente, sinceramente, umilmente, CERCANO LA VERITA' con cuore PURO e senza malizia.
il TESORO di gran VALORE. - (Matt. 13:44-46)

Nel battesimo i ravveduti vengono associati e dedicati al "Salvatore Universale" che li ha riscattati a caro prezzo. Il "Salvatore" HA UN NOME. È di questo Nome che si tratta.

YAHUSHUA

Deve essere invocato anche per la SALVEZZA della PROPRIA VITA perché è scritto: “E avverrà che chiunque avrà invocato il [NOME] del Signore sarà SALVATO” (Atti 2:21 e altri). La parola ebraica 
«o'shua» equivale alla nostra parola «salvare» (Esodo 14:30 — Scofield–Bibel, 1967, pag. 89). Nel cammino di fede, tutto avviene [IN] (dentro) questo nome: salvezza, guarigione, ecc. Nel Suo Nome, vale a dire nel nome di Yahushua, alla fine ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che Yahushua Ha'Mashyah è Adonay (Fil. 2:9-11).   

Nel Suo Nome i demòni erano sottoposti ai settanta discepoli mandati dal Messyah (Luca 10:17). Nell’ordine diato alla missione dei discepoli, Yahushua dice: “Nel NOME MIO cacceranno i demòni..” (Marco 16:17). Nel Suo Nome deve essere predicato a tutte le nazioni il ravvedimento per il perdono dei peccati (Luca 24:47 e altri). Anche per il battesimo si tratta del Nome di cui l’apostolo Pietro dice che non è stato dato agli uomini sotto il cielo nessun altro nome per mezzo del quale possono essere salvati - (Atti 4:10-12).

Il Figlio è venuto nel Nome del Padre YAHUVEH (Giov. 5:43a) e, nel battesimo stesso ha adempiuto ogni cosa secondo la Volontà del vero Dio (Mat. 3:15). Chi non Lo riceve invocando il SUO [VERO] NOME YHAUSHUAriceve l’«ALTRO» che viene con grandi titoli, ma sempre nel [suo proprio nome] ... - (Giov. 5:43b).

In Giovanni 17:6, è scritto: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo”, perché così era stato predetto nel Salmo 22:22: “Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”. Egli pregò: “Padre Santo, conservali [NEL TUO NOME], IL QUALE TU MI HAI DATO… e io ho fatto loro CONOSCERE [IL TUO NOME]…” (Giov. 17:11,26) — il Nome che Egli ha ereditato e ricevuto direttamente dal Padre (Ebrei 1:4).

Dunque il Nome del Figlio è il Nome del Padre!

YAHUVEH SALVA = YAHUSHUA

Pietro, l’uomo della prima ora, ha risolto il mistero del battesimo, allorché ordinò a Pentecoste, il giorno della fondazione del popolo del vero Iddio vivente: Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato [NEL NOME] di Yahushua Ha'Mashyah…” (Atti 2:38). La riunione di persone originaria è legata per sempre a questo modello originale.

I primi discepoili e nell’immediato periodo post-apostolico furono battezzati solo coloro che erano diventati credenti, come comandato in Marco 16:16: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato”. Ciò avveniva mediante una unica "immersione", esclusivamente nel Nome di [Yahushua] (Atti 2:38 — Pietro a Gerusalemme; Atti 8:16 — Filippo in Samaria; Atti 19:5 — Paolo a Efeso, e altri). All’inizio, il battesimo non avvenne mai con una formula trinitaria, come lo testimoniato d’altronde all’unanimità molti scritti del tempo. 

Yahohanan (traslitterato Giovanni in italiano, che non significa nulla. In lingua originale ebraica significa: Yah ci ha fatto un dono) aveva predicato al popolo il ravvedimento, e coloro che sperimentavano il pentimento per i loro peccati si facevano battezzare nel fiume Giordano (Mat. 3:1-12). Il Battista battezzava dove c’era molta acqua, ciò viene messo in risalto in Giovanni 3:23, ossia dove era abbastanza profondo per poter immergere completamente il battezzando. Per questo è necessario che l’acqua arrivi almeno fino alle anche. Yahushua stesso si fece battezzare in questo modo quale esempio per i credenti. Riguardo a Filippo e all'Etiope è scritto: “…e discesero tutti e due nell’acqua… e Filippo lo battezzò” traslitterazione del termine greco "baptisma" che significa "immersione"(Atti 8:38). Non è scritto: “…e che i vostri battezzandi siano aspersi” o: “…e che venga versata acqua sopra i vostri battezzandi…”.

La parola del vero Dio non dice nulla riguardo a padrini di battesimo o di cresima. Va notato che l’aspersione o il versare acqua sopra i battezzandi incominciò DOPO L'INTRODUZIONE DELLA FORMULA TRINITARIA. Neanche una sola volta in tutta la storia degli insegnamenti Biblici, persone battezzate veramente NEL NOME di Yahushua Ha'Mashiyah furono asperse o fu versata dell’acqua sopra loro, ma sempre per immersione.   

Come dovrebbero sapere ormai tutti, il battesimo non biblico venne introdotto nell’Impero Romano all’epoca della "cristianizzazione forzata". I popoli pagani NON diventarono credenti in base al LORO VERO RAVVEDIMENTO, ma, con l’aiuto del potere politico-religioso, giovani e anziani, grandi e piccoli, sono stati cristianizzati per mezzo di una triplice aspersione. Ciò è stato spiegato dicendo che, tramite l'aspersione, veniva resa la GRAZIA per il comportamento di vita precedente; però l’ordine biblico sempre valido è: predicazione quale offerta della grazia, fede quale sua accettazione e poi, quale conferma, battesimo in ubbidienza alla fede: Quelli che ACCETTARONO la SUA PAROLA furono BATTEZZATI…” (Atti 2:41).

Per mezzo del battesimo, il battezzando testimonia che l’opera di grazia di EL Yahuveh è avvenuta nel suo intimo. Prima, la persona sperimenta il perdono dei peccati, la sua giustificazione tramite la fiducia nell'Iddio vivente, poi si fa battezzare. Il battesimo significa l’impegno di avere una buona coscienza verso il Padre Eterno (1 Piet. 3:21). Il «battesimo per il perdono» e «il battesimo per la rigenerazione o rinascita», la Sacra Scrittura non conosce né l’uno né l’altro. Il Creatore ci ha donato il perdono tramite il sacrificio del Messyah, tramite il suo sangue, la sua vita, che toglie il peccato del mondo.

Nella Sacra Parola di Ha'Eloah Yahuveh, non c’è neanche un solo caso in cui qualcuno sarebbe stato battezzato per aspersione o su cui sarebbe stata versata dell’acqua usando la formula idolatrica trinitaria!

Paolo non solo ha correttamente battezzato, infatti testimonia di essere stato battezzato lui stesso in questo modo: “O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Yahushua il Messyah, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Rom. 6:3). Qualunque sia il testo originale di Matteo 28:19 — una cosa è certa: i discepoli hanno correttamente compreso ed eseguito l’ordine di missione. Se gli uomini trinitari hanno cambiato nel testo greco le parole: «En to onomati mou = «dentro il Mio Nome» nella formula: «Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», allora si sono addossati una pesante ed irreparabile colpa.

Dovranno renderne conto e portarne la pena fino all’ultima conseguenza nel «Giudizio finale». Se si pensa che la dottrina della Trinità che essi hanno ripreso dal paganesimo va avanti di pari passo con la formula trinitaria dell'aspersione, allora gli studiosi critici con il loro giudizio su Matteo 28:19 potrebbero aver ragione. 
Tuttavia, i veri figli di Yahuveh, fin dal Medioevo, ossia dall’«Età di tenebre», e fino ad oggi hanno sempre avuto la vera fede e la luce riguardo al battesimo originale. La vera Ha'Qahal (in greco: ekklesia/chiesa) di Yahushua rimase senza interruzione nella dottrina degli apostoli — certamente non come Chiesa secolare, ma sempre e soltanto come «piccolo gregge» perseguitato dalle Chiese di Stato.

Durante la cristianizzazione forzata, interi popoli e tribù dovettero accettare la religione cattolica apostolica romana tramite la Chiesa dell’Impero, senza aver mai raggiunto una relazione personale con Yahushua. Del resto, l’aspersione dei neonati rappresenta fino ad oggi lo stesso mezzo coercitivo. Un neonato non può prendere alcuna propria decisione. Le numerose dimissioni dalle Chiese della cristianità confermano che gli interessati non sono d’accordo con ciò che fu loro fatto. 

Gli altri rimangono membri soltanto per avere un seppellimento adeguato e lasciare un buon ricordo di sé. Però, per quanto riguarda la vera fede, si tratta dell’accettazione personale e consapevole del progetto del Vero Eloah per la salvezza. Solo colui che Lo accetta e Lo riceve, viene accettato e ricevuto da Lui. La Sacra Parola di Eloah non dice proprio nulla riguardo ad un «sacramento». Yahushua non ha mai parlato né di un «sacramento del battesimo» né di altri «sacramenti» e non ha mai definito così alcuna dottrina religiosa.

Come è stato chiaramente accentuato nell’ordine della missione data ai discepoli, colui che è diventato credente, in base a una decisione presa personalmente, si fa battezzare con una sola immersione tramite la quale viene simboleggiato l’essere seppellito con il Messia. “…siete stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di EL che lo ha risuscitato dai morti” (Col. 2:12-13).  

Solo chi è morto a sé stesso alla sua vecchia personalità che si conformava al mondo — che ha rinunciato al suo proprio Ego «sè» — può farsi [simbolicamente] «seppellire» con Lui, con la totale immersione del corpo nell’acqua. Uscire dalla «tomba d’acqua» sta a significare che il battezzato è risuscitato spiritualmente con il Messyah e cammina con Lui in una nuova vita: “Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come il Messyah è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi vivessimo una nuova vita” (Rom. 6:4).

Nel battesimo in acqua, il credente dichiara di essere a favore di Eloah e della Sua Volontà. Nel battesimo dello Spirito, è EL che, dal canto Suo, si dichiara a favore del credente. La Sacra Bibbia riconosce solo il battesimo di coloro che, tramite l’udire il vangelo (messaggio) sono venuti alla fede in Yahushua quale UNICO Salvatore. La fede viene dall’ascoltare il vangelo e dal partecipare alla predicazione dalla Parola di verità (Rom. 10:17). 

Chi argomenta che il carceriere di Filippi fu battezzato lui con tutta la sua casa e, per questo motivo, presuppone che tra loro ci fossero anche dei bambini, deve pensare che l’accettazione di una predicazione presuppone pure una certa maturità. Sta scritto: “Poi annunziarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua”. Ciò non implica affatto che ci fossero per forza dei bambini. Solo in seguito è scritto che si fece battezzare lui con tutti i suoi, DOPO essere diventati credenti (Atti 16:32-33). Anche qui ebbe luogo prima la predicazione che suscitò la fede e, soltanto DOPO, il battesimo.

Per quanto riguarda l’ordine della missione, si tratta, come è evidente dalla pratica degli apostoli nel discepolato primitivo, della corretta esecuzione e osservanza dell’ordine stesso. Colui che recita l’ordine del battesimo soltanto come una formula magica che fa impressione, non ha compreso di cosa si tratta. Inoltre chi argomenta ancora che le parole di Yahushua siano più importanti di quelle degli apostoli o che c’è una contraddizione in tutto ciò, intacca l’intero fondamento della Chiesa neotestamentaria. 


sacre scritture bibbia ispirata



Ogni parola nella Sacra Bibbia è Parola di EL YAHUVEH e rimane in eterno. Per Lui non c’è argomentazione, né metodo, né tesi o antitesi — e per i Suoi vale solo il COSÌ DICE YAHUVEH nella Parola. Un errore nell’insegnamento dottrinale non potrebbe da sé stesso durare a lungo; è sempre miscelato con la Verità, però rimane sempre una menzogna che è soltanto [SIMILE] alla Verità. Così gli uni rimangono soltanto nel tema «aspersione», gli altri invece nella Verità e con la corretta pratica del battesimo.

Tra le tante altre opere che trattano la storia della Ha'Qahal (Ekklesia/Chiesa), la primitiva pratica del battesimo per immersione, viene confermata anche nella Katolicka Encyklopedia (pag. 354) dell’Università di Dublino (Polonia) al cui comitato d’onore appartiene perfino Karol Wojtyla, dunque papa Giovanni Paolo II.

La corretta comprensione viene tuttavia soltanto quando Yahushua può parlare con noi del Regno del Padre per mezzo dello Spirito Santo come in quel tempo con i Suoi discepoli (Atti 1:1-3) e quando Egli può mostrarci, come ai discepoli sulla via di Emmaus, la Scrittura nel Suo adempimento (Luca cap. 24). I conoscitori della lingua ebraica, greca e latina sono arrivati a diversi risultati. Dunque la sola conoscenza intellettuale e quella delle lingue non sono sufficienti, è indispensabile la rivelazione dello Spirito di EL.

Come è possibile che nonostante si sappia come si battezzava al tempo degli apostoli e della Chiesa primitiva, permane ancora la pratica non biblica dell'aspersione? Chi si è sbagliato? Gli apostoli che hanno udito l’ordine di missione dalla bocca di Yahushua e che furono stabiliti da Lui stesso, no di certo! Dopo la Sua risurrezione Egli li ha istruiti per quaranta giorni su tutto. Sono piuttosto i "dottori pagani" della Chiesa Babilonica cattolica, che non conobbero affatto il Messia, ad essersi sbagliati e tutti coloro che riprendono una tradizione che non possono provare biblicamente.  

I discepoli fedeli alla Sacra Parola ricevuta, credono a tutto ciò che il vittorioso Figlio di EL ha comandato, e che i Suoi apostoli hanno eseguito. Secondo il libro degli Atti degli apostoli, la Ha'Qahal pimitiva è il modello valido per sempre per tutto il periodo neotestamentario: “Essi erano perseveranti nella dottrina degli apostoli…” (Atti 2:42).

Le persone si sono date continuamente al pensiero della dottrina della Trinità come pure del battesimo trinitario. Vogliamo continuare ad accettare che dottrine estranee vengano presentate come bibliche, nonostante non vengano confermate nella Sacra Bibbia? Bisogna ancora considerare valido quella che viene presentata come «giusta dottrina», ma che non proviene da Yahushua e non ha alcun rapporto con Lui?   

Possiamo definire «apostolico» qualcosa di cui gli apostoli non sapevano proprio nulla — come ad esempio il cosiddetto «Credo apostolico» o una pubblicazione assolutamente non biblica come la cosiddetta «Dottrina dei dodici apostoli», conosciuta come «Didachè»? Davanti al Supremo vale soltanto quello che la Sacra Scrittura dice in modo vincolante, e non quel che è stato proclamato nei Concili, durante la storia dei dogmi e che è stato trasmesso in leggende. La pratica del battesimo trinitario risultò dalla dottrina delle «tre Persone»; in altri termini, dal fraintendimento dell’ordine del battesimo fu dedotta la dottrina delle «tre Persone». Entrambe sono estranee alla Sacra Bibbia e alla pratica apostolica. La dottrina della Trinità e l'aspersione trinitaria costituiscono il fondamento, le colonne su cui si è basata la Chiesa Romana. 

Nel linguaggio biblico si tratta di "APOSTASIA" — la caratteristica della «Chiesa madre» e, nel contempo, la portano tutte le «Chiese figlie» di ogni denominazione, confessione e credo. 


In Verità.



22 dicembre 2009

I VERI CREDENTI DOVREBBERO FESTEGGIARE IL NATALE O NO?

 


E' una domanda che ognuno dovrebbe porsi sia nella vita di tutti i giorni che nel periodo festivo, in cui, come per incanto, le città iniziano a colorarsi di luci e, mentre corrono indaffarati di negozio in negoziotutti sembrano essere più “buoni”.
La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma, infatti, per un attimo la routine della vita e anche di coloro che sono indifferenti ai problemi dello spirito si lasciano sedurre, anche se per pochi istanti, dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.
Dovremmo, tuttavia, riflettere con attenzione senza fare eccessiva leva sul sentimento e sulle emozioni e chiederci se sia giusto essere fedeli solo pochi giorni l’anno. Se sia giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per tornare subito dopo ad essere i soliti egoisti, indifferenti davanti a qualsiasi situazione. Se sia vero che Yahushua di Nazareth sia nato proprio il 25 dicembre, e soprattutto chiederci perché oggi il mondo della cristianità pone tanta enfasi su questa celebrazione.

I PRIMI DISCEPOLI E IL NATALE

I primi discepoli furono così attivi nel predicare il messaggio della Buona Notizia che non si curarono di conoscere ciò che Yahuweh non aveva loro rivelato. I Vangeli non si sono mai interessati agli aspetti fisici della vita del Messyah, ma a ciò che Egli veramente rappresenta: la Parola del Padre fattasi carne (Giovanni 1:14) nato da una vergine sotto la Legge (Matteo 1:23; Galati 4: 4) per espiare come “Agnello di Elohà che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1:29) le trasgressioni degli uomini, e riconciliarli tramite la Sua Ekklesia a Dio Padre (Efesini 2:15-16).
Ci piaccia no, Yahuveh non ha rivelato nella Sua Parola la data della nascita di Yahushua e conseguentemente non ha mai comandato di festeggiarla. Evidentemente agli occhi del Creatore questa data non ha importanza per la nostra salvezza.
Se avesse voluto questa celebrazione l’avrebbe ordinata. Non è, come potrebbe apparire, un aspetto secondario, dato che rileva il rispetto e la considerazione di ognuno di noi verso la divina volontà. 

Nel Vangelo, legge perfetta che rende completo l’uomo di Elohà Yahuweh, (2 Timoteo 3:16:17), non si parla mai del festeggiamento della nascita di Yahushua, per cui dobbiamo necessariamente concludere che la completezza spirituale e morale dinanzi a Lui la si raggiunge senza la conoscenza della data della nascita del Messyah. Ma allora che cosa è il Natale e perché lo si festeggia in tutto il cosiddetto mondo della cristianità se la Scrittura non lo comanda e anzi nemmeno lo menziona?



ORIGINE DEL NATALE

Alla ricerca della nascita del Messyah si avventurarono, dopo la morte degli Apostoli, i cosiddetti scrittori pseudo epigrafi o apocrifi. Per esempio la prima data, il 6 Gennaio, venne dall’Egitto ed entrò successivamente nelle tradizioni della Chiesa Ortodossa sotto il nome di Epifania (avvento del Signore). La Chiesa Cattolica ha trasformato l’epifania nell’avvento dei tre Magi ed ha personificato l'epifania nella “Befana”, la vecchietta bruttissima ma benefica, che distribuisce doni ai bambini buoni e pezzi di carbone a quelli cattivi.
Clemente Alessandrino (morto circa nel 215) suggerì tre date per la nascita del Messyah: 20 maggio, 10 gennaio, 6 gennaio; altri studiosi del III secolo proposero le date del 28 marzo e del 2 aprile. Ma come si evince da molte scritture interne alla Bibbia Yahushua nacque durante l'autunno in quanto i fatti narratici dall’evangelista Luca ci presentano la notte della sua nascita come una serata mite in cui i pastori stavano all’aperto a guardia dei propri greggi (Luca 2:1-10). Certamente ciò sarebbe stato poco probabile, se non addirittura impossibile, nel periodo invernale.
Sulla scelta del 25 dicembre ebbe un ruolo determinante il calendario civile romano che celebrava in questo giorno il solstizio d’inverno, il natale del “sole invitto” (dies natalis invicti solis). Si sovrappose, arbitrariamente, alla festa pagana la festa della nascita del Prescelto Unto di Yah, immagine ripresa dal profeta Malachia (4:2). Tale celebrazione fu accolta prima in Africa (380 circa) subito dopo a Costantinopoli ed ad Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme.
Tertulliano in una sua opera contro l’idolatria (cp 14) condannò aspramente questo aspetto pagano del Cristianesimo. Origene, altro grande scrittore di quegli anni, dopo il 245, ripudiò l’idea della celebrazione della nascita di Yahushua come se fosse un re faraonico.
Tuttavia, una volta in moto il meccanismo della disubbidienza è molto difficile da fermare e il paganesimo prese la sua rivincita sulla Verità: la festa natalizia fu accolta prima in Africa (380 circa) subito dopo a Costantinopoli ed ad Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme. Gli imperatori Arcadio e Onorio inserirono il 25 dicembre nei giorni in cui erano proibiti i giochi del circo (ludi circenses) e Giustiniano, infine, lo dichiarò festa civile (Codice, III, 12-6).

IL PRESEPE

Anche i riti e le cerimonie che accompagnano la festa sono di origine pagana, soprattutto “il presepe” che ha contribuito all’uso cattolico di farsi immagini della Divinità.
Pensiamo a tutti i bambini che credono che Yahushua nasca veramente il 25 dicembre e che baciano il pupazzetto di legno o di gesso prima di porlo nella mangiatoia. Agli stessi bambini si insegna che Yahushua muore ogni anno verso Pasqua e nella loro innocenza non capiscono come fa ad essere “bambino” e subito dopo solo tre mesi “trafitto a morte sul legno”!

(presepe del vaticano del 2020)

Immagini che si sovrappongono e che generano confusione e timore. I bambini non distinguono più tra finzione e realtà, ma autentici, in compenso, sono i loro baci pieni di rispetto e di innocenza! Si abusa della loro ingenuità per farne degli IDOLATRI. Una idolatria che si porteranno dietro per tutta la vita, anche se non sarà mai basata su una reale e profonda convinzione.

IL NATALE OGGI

Anche se potremmo dire, assai agevolmente, che Yahushua non c’entra nulla con il panettone, le fettuccine o l'arrosto, e che non è possibile pensare di ricordarlo con i cenoni, i pranzi, i giochi e i balli! Anche se potremmo dire che il Natale così come lo si festeggia oggi non è una festa cristiana fatta per innalzare i cuori riconoscenti al Salvatore, ma è una festa pagana atta ad innalzare i bicchieri in un tripudio di dilagante paganesimo! Noi non diciamo nulla, dato che non è questo il nocciolo del problema. Anche se il Natale fosse una festa austera e religiosa celebrato con sincerità e vera devozione sarebbe ugualmente sbagliato, perché non voluto e non comandato dal Creatore!
Chi desidera essere discepolo di Yahushua per davvero, come lo furono quelli di 2000 anni or sono, non festeggerà il Natale semplicemente perché non è un comandamento scritto e perché Elohà Yahuweh ci ammonisce a non togliere e non aggiungere nulla alla Sua preziosa parola (Apocalisse 22:18-19; 1 Corinzi 1:10).

CONCLUSIONI

Tutto ciò che abbiamo detto non significa che i credenti veri non amino le feste, l’allegrezza, la compagnia, l’amicizia! Ricordiamo, ad esempio, che Yahushua partecipò al festeggiamento di un matrimonio a Cana, dimostrando come sia lecito gioire e divertirsi senza peccare!
Tuttavia i VERI discepoli di Yahushua non si inventano delle feste “religiose” per esternare la loro gioia. Il discepolo è la luce del mondo e il sale della terra e dunque deve insegnare ai propri figli e a coloro che lo circondano le cose giuste, buone sante e soprattutto VERE che vengono dalla volontà di Yahuweh, senza fanatismi o anatemi, ma con amore e rispetto.
Ricordiamo, infine, l’Apostolo Paolo che rivolgendosi ai Galati che osservavano dei giorni particolari scrive:
«Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, in quanto a voi, di essermi invano affaticato per voi» - (Gal. 4:10-11).

Quanta amarezza in queste parole dello Spirito Santo, oggi, purtroppo, più che mai attuali.