24 agosto 2024

IL VERO SIGNIFICATO DI HARMAGHEDDON


 


Nella Bibbia, che è lo straordinario tempio divino della verità dello spirito, c'è una speciale stanza avvolta di mistero e di meraviglie che eccitano l'immaginazione facendo toccare altezze vertiginose ed inebriando il visitatore davanti alla grandezza del ritratto spirituale. Tale stanza è l'Apocalisse.

Il libro dell'Apocalisse appartiene ad un caratteristico filone letterario conosciuto come Apocalittico. Questa parola deriva dal termine greco "apo-calypsis" che significa "svelamento o rivelazione". Nel suo significato spirituale rappresenta la manifestazione dei misteri divini inaccessibili alla mente umana.

Questo tipo di letteratura si sviluppò particolarmente in seno alla cultura Ebraica nel periodo che va dal secondo secolo a.C. al secondo secolo d.C. Dopo il ritorno del popolo d'Israele dalla prigionia e dall'esilio babilonese iniziato nel 536 a.C., la situazione nell'ambiente politico e religioso fattasi difficile e critica, favorì in maniera determinante la nascita del pensiero apocalittico. Gli scrittori che si occuparono della disastrosa situazione degli ebrei. Intravidero e profetizzarono nei loro scritti, fortemente simbolici, l'imminente punizione dei persecutori di Israele e la vittoria finale del popolo di Dio.

Tra le innumerevoli e coinvolgenti immagini che l'Apocalisse propone, tra i molteplici e suggestivi simbolismi che questo libro presenta, quello di Harmaghedon spicca per l'ambiguità e la inquietudine che suscita. Harmaghedon: un nome che evoca sinistri presagi, un nome su cui molti gruppi religiosi hanno speculato in tempi recenti per incutere timore e apprensione.

Harmaghedon nella Bibbia

Har-maghedon è una frase ebraica che, letteralmente, significa: "monte di Maghedon". Il monte di Maghedon, non esiste nell'Antico Testamento. Quindi si è pensato di accostare Maghedon a Meghiddo, famoso luogo della storia ebraica. Meghiddo era una città posta in una pianura e il monte più vicino, il Carmelo, ne distava una decina di chilometri. Giovanni, allo scopo di presentare il luogo simbolico di una battaglia fondamentale ed importantissima, ricorre a Meghiddo dal momento che questo luogo fu teatro di episodi bellici fondamentali e decisivi nella storia del popolo ebraico.

  1. Vi si svolse la battaglia di Deborah a Barac contro i cananei di Iabin e Sisera; Dio fece arridere la vittoria agli Israeliti (Giudici 4 e 5).

  2. Fu in quella vallata, "verso la collina di Moreh", che i trecento guidati da Gedeone sbaragliarono e misero in fuga i Madianiti; altra vittoria procurata da Dio (Giudici 7:1).

  3. Fu sempre in quella vallata che trovarono la morte Saul e Gionathan (1Samuele 31:1-6); e ancora a Meghiddo morì, trafitto per ordine di Jehu, il re di Giuda Achazia, alleato di Joram d'Israele (2Re 9:27).

  4. Anche Yahashia (Giosia) combatté contro il Faraone Neco nella valle di Meghiddo, dove ebbe la peggio e rimase ucciso (2Re 23:29ss; 2Cronache 25:22). Questa si rivelò una battaglia decisiva per la storia, poiché, nonostante la sconfitta, Giosia fece perdere tempo prezioso al Faraone Neco che si era messo in marcia per recare aiuto all'Assiria attaccata da Babilonia. Fu proprio quel ritardo che consentì a Babilonia di sconfiggere l'esercito assiro, diventando così la potenza guida di tutto l'oriente.

Proprio per queste battaglie di notevole valenza storica pensiamo che Yah'ohanan (Giovanni) abbia simbolicamente usato il nome di quella località per descrivere una grande battaglia spirituale tra Satana e i figli di Eloah.

Giovanni parla sicuramente di un conflitto tra le forze malefiche e le forze divine. Tutto il libro dell'Apocalisse è un messaggio di vittoria dei fedeli di Yahuveh, ma la guerra di cui si parla non è di ordine materiale, come fece chiaramente intendere Yahushua dinanzi a Pilato (Giovanni 18:35-38) e come ribadì Paolo in Efesini 6:17.

Il messaggio, alla luce di queste considerazioni, è chiaro e arriva con estrema precisione: nonostante la persecuzione, la sofferenza e il dolore, nonostante la morte bussi avida alla loro porta, Eloah inonda di grazia i suoi figli, li ricopre d'amore, li guida con saggezza assoluta tramite la santa Sua Parola che li trasforma mediante un profondo rinnovamento della mente (Romani 12:1-4), in definitiva li trasforma in vincitori.

Paolo molte volte nei suoi scritti ricorre all'immagine del combattimento fisico per rilevare l'importanza e la pericolosità di quello spirituale (cfr. Romani 7:23; 2Corinzi 6:7; Colossesi 2:1; 1Timoteo 6:12). Indimenticabile in tutta la sua intensità, il pensiero con il quale l'apostolo, ormai prossimo alla fine, riassume la sua esistenza di servizio al Signore:

"Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede. Per il resto, mi è serbata la corona di giustizia che Adonay, il giusto giudice, assegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione"

(2Timoteo 4:7)

Nel testo di Efesini 6 l'apostolo, riprendendo immagini già familiari al profeta Isaia (cfr. Isaia 11:5; 59:17) e verosimilmente ispirandosi al pretoriano romano che gli faceva la guardia (Paolo era agli arresti domiciliari a Roma), si premura di esortare i cristiani a rivestirsi dell'armatura e delle armi che Eloah mette a loro disposizione, affinché il combattimento risulti vittorioso. Il nemico è Satana, l'avversario, l'ideatore di ogni macchinazione perversa. Il diavolo capace di trasformarsi in angelo di luce (2 Corinzi 11:14) e sotto questa sembianza ingannare e sedurre i santi (1 Corinzi 7:5; 2 Corinzi 2:11; 1 Tessalonicesi 3:5).

Il combattimento del vero discepolo di Yahushua non è rivolto verso carne e sangue, ossia non è contro l'uomo, contro gli elementi materiali, né ha nulla a che vedere con la violenza fisica. Il conflitto non ha nulla a che fare con magie, incantesimi, esorcismi, stregonerie, sortilegi, spiriti incarnati, fantasmi e cose simili, che sono condannate già dal Adonay per l'infondatezza assoluta dei loro presupposti. Satana è molto più astuto e le sue manifestazioni più pericolose delle superstizioni vuote e facilmente riconoscibili.

La sede del combattimento è piuttosto la nostra coscienza, il nostro spirito, la nostra volontà. E' qui che si agitano le forze invisibili del male che cercano di prendere piano piano possesso di noi e ferirci in maniera mortale:

"Ciascuno invece è tentato quando è trascinato ed adescato dalla propria concupiscenza. Poi quando la concupiscenza ha concepito partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato genera la morte"

(Giacomo 1:14-15)

E' vitale allora farsi trovare pronti per non soccombere ma vincere questa decisiva battaglia, e come prima cosa occorre essere consapevoli dei nostri limiti e delle nostre debolezze. Confidando solo nelle nostre capacità saremo miseramente sconfitti e non avremo alcuna possibilità di farcela. Paolo ci ammonisce a trovare la forza e la speranza nella virtù e nella potenza di Eloah (v.10) Del resto l'assicurazione divina è precisa:

"nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; or Eloah è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita, affinché la possiate sostenere"

(1Corinzi 10:13)

Rassicurante promessa che tuttavia necessita di due elementi fondamentali per trovare piena attuazione.

Il primo riguarda Yahuevh, ed è stato manifestato nella redenzione realizzata in Yahushua Ha'Mashyah e nella sua resurrezione dalla morte (Efesini 1: 20). Per mezzo di questo grande evento Yahuveh ha iniziato a demolire la potenza demoniaca "legando" Satana, limitandone cioè drasticamente i poteri e l'abilità di sedurre (cfr. Matteo 12:29; Apocalisse 20:3).

Il secondo si rivolge all'uomo. Egli deve rimanere legato al Messyah come il tralcio per vivere rimane attaccato alla vite (Giovanni 15:1-5). Solo realizzando questa unione in maniera perfetta ed indissolubile l'uomo potrà affrontare e superare qualsiasi tentazione. Essere con Lui, essere in Lui, significa percorrere la via dell'ubbidienza e combattere strenuamente per la fede donataci una volta per sempre (Giuda 3).

Ricordiamo che le armi di Yahuveh sono armi di luce (Romani 13:12), capaci di donare al discepolo la certezza assoluta della vittoria finale:

"Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Infatti io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né potenze, né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Eloah che è in Yahushua Ha'Mashyah nostro Adonì"

(Romani 8:37-39)

Il vero discepolo ha vinto e continua a vincere la sua battaglia in Yahushua, e non si lascia turbare o confondere da puerili e vuote speculazioni fatte su situazioni, simboli e immagini che al contrario lo fortificano e rendono ancora più certa la sua vittoria finale.

Shalom

24 giugno 2024

LO YOGA E I CRISTIANI, CHE NESSO C'E'?

 



Cos’è veramente “la Kundalini”?


Perché si chiama "il potere del serpente"?


Secondo gli insegnamenti yogici presenti nell'Induismo, alla base della colonna vertebrale esiste un'energia chiamata “kundalini” (in sanscrito significa “serpente arrotolato”). Yogi Bhajan, il promotore del Kundalini Yoga in occidente, lo definì “il potere dormiente dell’infinito”. [1] È considerata l'essenza impersonale del Divino, residente in ogni essere umano. Stranamente e inquietantemente, è anche chiamato “potere del serpente”, perché presumibilmente si “srotola” e sale (in modo serpentino) attraverso la colonna vertebrale (i sette centri energetici chiamati “chakra) per elevare una persona a livelli più alti di spiritualità. consapevolezza. Quando si arriva al settimo chakra, metaforicamente, il serpente colpisce e si raggiunge la coscienza di Dio (una consapevolezza cosciente che l'anima, chiamata atman , è in realtà una manifestazione della Superanima impersonale, chiamata Brahman ). In altre parole, questa rivelazione soprannaturale dà al praticante il potere di dichiarare coraggiosamente: “Io sono Dio!”, che è l’assoluto opposto della verità, una bestemmia contro il Creatore e un’eco della menzogna originale rivolta ad Eva nel Giardino.

Gli indù e i seguaci della New Age che credono nella “kundalini” sostengono che sia una manifestazione della dea Shakti (scritto anche Sakti). Teoricamente, quando passa attraverso il sesto chakra (il terzo occhio) e raggiunge infine il settimo chakra nella parte superiore della testa, la dea Shakti entra in unione con il dio Shiva (il dio della distruzione nell'induismo), quindi ci sono sottili, sfumature sessuali (che traboccano nello Yoga Tantrico). È allora che la coscienza si espande in modo esponenziale. Viene descritta come “la dissoluzione (laya) del sé ordinario nella sua essenza eterna... Questa esperienza è anche intesa come l'unione primordiale dei principi cosmici maschile e femminile... È quindi allo stesso tempo un evento microcosmico, corporeo e universale. " [2]

Rabi Maharaj, autore di un meraviglioso libro intitolato La morte di un guru, è un seguace di Yahushua. Tuttavia, una volta era un praticante di yoga molto devoto. Nel suo libro, ha commentato: “Quando risvegliata…[la kundalini] infuria come un serpente feroce all’interno di una persona con una forza a cui è impossibile resistere. Si dice che senza un adeguato controllo, la kundalini produrrà poteri psichici soprannaturali che hanno la loro origine in esseri demoniaci e porteranno alla fine alla distruzione morale, spirituale e fisica. Tuttavia, è proprio questo potere della kundalini che la meditazione e lo yoga mirano a suscitare”. [3]

Un guru molto popolare negli anni '70, Swami Muktananda, era noto per la sua capacità di eseguire qualcosa chiamato “shaktipat” (il trasferimento del risveglio della kundalini attraverso un semplice tocco, uno sguardo, una parola o anche solo un pensiero). Raccontò la propria esperienza con il "risveglio della kundalini". Incontrò un asceta nudo che meditava beatamente sopra un mucchio di escrementi umani (se stai pensando: "È strano", sono d'accordo, ma probabilmente era il suo modo di cercare di superare maya, l'illusione di questo mondo naturale). Questo "sant'uomo" indù lo invitò a sedersi sulle sue ginocchia e a leccargli la testa. L'asceta procedette quindi ad iniziare Muktananda al Kundalini Yoga. Più tardi quel giorno spiegò: "La mia mente sembrava delusa... sentivo che presto sarei diventato pazzo... Tutto il mio corpo cominciò a farmi male e... la lingua cominciò a muoversi lungo la gola, e tutti i tentativi di tirarla fuori fallirono... La mia paura crebbe... ho sentito un forte dolore nel nodo ( manipur chakra) sotto l'ombelico. Ho provato a gridare ma non riuscivo nemmeno ad articolare... Poi ho visto figure brutte e terribili simili a demoni. Pensavo che fossero spiriti maligni... All'improvviso ho visto una grande sfera di luce avvicinarsi a me dal davanti... Si è fusa nella mia testa... Ero terrorizzato da quella luce potentemente abbagliante." [4]

Sebbene non tutte le storie che trattano del “risveglio della kundalini” corrispondano agli aspetti bizzarri di questo racconto, dovrebbe essere palesemente evidente che in questo processo è coinvolto un potere soprannaturale che non viene da Eloah Yahuveh. Se il “risveglio della kundalini” fosse qualcosa di buono, non dovrebbero mai esserci manifestazioni concomitanti che siano evidentemente oscure, inquietanti e malvage.



Quattro osservazioni sulla “Kundalini”

Il simbolo del serpente — Molti gruppi New Age si riferiscono al serpente come simbolo di saggezza esoterica, in parte perché, secondo quella prospettiva, il serpente non ha intrappolato Eva, ma piuttosto le ha rivelato il segreto per scoprire la propria divinità. Tuttavia, nella Bibbia, il serpente è principalmente un simbolo di Satana e dei suoi subordinati demoniaci. In Apocalisse 12:9, il Diavolo viene definito un “grande dragone… quell’antico serpente… che inganna il mondo intero”. Un serpente velenoso è un agente di morte, proprio come il Principe delle tenebre, che viene “per rubare, uccidere e distruggere” (Giovanni 10:10). Nel rappresentare la nostra autorità per sottomettere il demoniaco, Yahushua disse: "Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male." (Luca 10:19). Non lo avrebbe mai detto se il “serpente” fosse veramente simbolico dell’essenza di Eloah dentro di noi.

Prospettiva spirituale opposta: l’approccio nei circoli New Age e nelle religioni dell’Estremo Oriente è quello di guardarsi dentro per trovare la divinità, quindi risvegliare questo “potere del serpente” attraverso vari mezzi (yoga, pranayama, meditazione, canto di mantra, ecc.). Credono che questa “energia a spirale” sia un’essenza divina che tutti gli esseri umani già possiedono, ma deve essere scoperta. In netto contrasto, la Bibbia insegna che i nostri peccati ci hanno separato da Eloah, che Egli è esterno, che siamo in uno stato decaduto e che la vera salvezza avviene quando la presenza di Eloah entra in noi dall’esterno. Ciò accade nel momento in cui veniamo purificati dal prezioso sangue di Yahushua e nasciamo di nuovo. Queste due visioni non possono coesistere.

Effetti collaterali pericolosi: la maggior parte dei guru e degli insegnanti di yoga avvertono i propri studenti del pericolo di un'attivazione prematura della kundalini a causa dei possibili effetti collaterali negativi. Anche lo “Yoga Journal” avverte: “Per alcuni, l’esperienza può essere felice e piena di sentimenti d’amore e di un senso di interconnessione di tutte le cose. Per altri, può sembrare più un brutto viaggio con la droga, o addirittura un crollo psicotico, in cui i praticanti attraversano cicli di sonno alterati, cambiamenti di identità o depressione. [5] Al contrario, nella Bibbia non c'è assolutamente alcun resoconto dello Spirito di Eloah che agisce su una persona a suo danno. Nessuna persona pentita, accogliendo Yahushua nel proprio cuore, vive il tipo di incontri strani e spaventosi descritti da Muktananda, al punto da sentirsi addirittura pazza. Solo le cose buone, salutari e arricchenti risultano dal contatto con il vero Creatore. Non c’è alcun pericolo in agguato quando si comunica con il Signore della gloria. Nessuna persona piena di Spirito Santo nella Bibbia si è lamentata dell'esperienza perché ha provocato una manifestazione di poteri psichici malvagi. La vera potenza di Eloah salva, guarisce, libera e garantisce sanità di mente. Pertanto, la fonte di questo "potere del serpente" non può essere Eloah, ma piuttosto il maligno che si maschera da "angelo di luce" e i suoi demoni subordinati, che hanno creato questa esperienza come sostituto e contraffazione della vera esperienza di Eloah (2 Corinzi 11:14). A coloro che cedono a questa oscura influenza demoniaca, a volte vengono concesse esperienze soprannaturali che possono sembrare belle, illuminanti ed estatiche, per allontanarli dalla vera Fonte della vita eterna. Ricordate, come già citato, Yahushua avvertì che Satana veniva “per uccidere e per distruggere”, ma aggiunse la promessa: “Io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10:10). ). La parola tradotta “vita” è zoe , che significa vita divina, la vita dello Spirito di Eloah. Fino a quando Yahushua non viene nei nostri cuori, contrariamente alla prospettiva orientale, siamo privi di questa essenza divina, “morti nelle trasgressioni e nei peccati” (Efesini 2:1).

Chakra: l’intera idea della “kundalini” è intrecciata con la credenza nei chakra. L'esistenza di questi presunti centri energetici vorticosi nel corpo non è mai stata provata scientificamente. Inoltre, molto spesso, l’idea dei chakra si basa sulla convinzione che Eloah sia una forza impersonale su cui meditare, non un Eloah personale con cui comunicare. I sostenitori dello yoga credono che siano “centri energetici nel corpo”. Ogni chakra è “associato a un colore, una forma, un organo di senso, un elemento naturale, una divinità e un mantra specifici”. [6] Sebbene sostenesse questo concetto come vero, stranamente, Yogi Bhajan ha insistito sul fatto che i chakra sono “immaginari e nient’altro”. [7] Inoltre, ogni chakra è associato a una divinità specifica nel pantheon indù, quindi le persone praticanti lo "yoga cristiano" che affermano di credere anche nei chakra (e tuttavia non sono consapevoli di questa connessione) sono inconsapevolmente colpevoli di aver infranto il primo comandamento. ("Io sono Yahuveh tuo Eloah... non avrai altri dèi davanti a me." / Esodo 20:2-3). Poco dopo aver trovato Yahushua ho concluso che i chakra sono solo, come ha ammesso Yogi Bhajan, un frutto dell'immaginazione. Tuttavia, gli spiriti maligni usano quell'immaginario occulto per infiltrarsi nelle anime di coloro che meditano o fanno yoga, al fine di garantire false esperienze spirituali e impedire loro di incontrare il vero Eloah e la vera salvezza.





Il mio viaggio personale

Nel 1970 ero insegnante di Kundalini Yoga in quattro università e gestivo un ashram di yoga a Tampa, in Florida. 

Ho trascorso una lunga stagione della mia vita, totalmente devoto allo yoga e alla meditazione, cercando di "risvegliare" la kundalini - e in una certa misura ci sono riuscito, quando ho avuto esperienze di proiezione astrale e sono stato finalmente sollevato dal mio corpo nell'esperienza di "luce bianca". Tuttavia, quelle esperienze impallidiscono in confronto alla meravigliosa e appagante effusione dell’amore di Yah che è arrivata con la “rinascita” – quando il Adony Yahushua è venuto a dimorare nel mio cuore. Adesso capisco perché la Bibbia dice che diventiamo una “nuova creazione in Yahushua Ha'Mashyah” (2 Corinzi 5:17).

Contattaci:

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Riferimenti:

[1] Yogi Bhajan, Gli insegnamenti di Yogi Bhajan, Il potere della parola parlata , p. 182, #733.

[2] “Kundalini”, Enciclopedia delle religioni mondiali di Miriam-Webster (Springfield, Massachusetts: Merriam-Webster, Incorporated, 1999) p. 651.

[3] Rabi R. Maharaj, La morte di un Guru , p. 203.

[4] Amma, Swami Muktananda Paramhamsa , (Ganeshpuri, 1971) p. 32 ss.; citato in Vishal Mangalwadi, Yoga: Five Ways of Salvation in Hinduism (manoscritto non pubblicato, 2001) pp. 11-12.

[5] www.yogajournal.com/yoga-101/kundalini-awakening/ dall'articolo “Il risveglio della Kundalini è sicuro?” / Accesso effettuato il 22/03/22.

[6] “Chakra”, Enciclopedia delle religioni mondiali di Miriam-Webster , p. 193.

[7] Shakti Parwha Kaur Khalsa, Kundalini Yoga, Il flusso del potere eterno (New York: The Berkley Publishing Group, 1996) p. 61


Fonte: True Light Project





22 maggio 2024

LA LEGGE ERA UN'OMBRA DELLE COSE AVVENIRE CHE E' IL MESSIA (Ha'Mashyah)

 



Questo scritto è necessario ad approfondire un aspetto particolare delle religioni che ancora dichiarano che le pratiche, i rituali e le festività del patto Mosaico siano fondamentali da seguire poiché tutt’oggi, come era già accaduto nel I secolo, alcuni che si dichiarano ‘credenti’ sono convinti di dover osservare ancora parte della Legge mosaica, inclusi alcuni aspetti come le festività, per ottenere la salvezza. Le parole che sotto ispirazione divina l’apostolo Paolo scrisse al riguardo, cioè che la Legge mosaica era solo un'ombra.. "La legge, infatti, possiede solo un'ombra dei beni futuri, NON la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Yahuveh." (Ebrei 10:1). Queste parole non sono state sufficienti per far riflettere queste persone sull’effettivo ruolo avuto dalla Legge nell’adempimento del proposito di Yahuveh, un compito del tutto transitorio che si esaurì con la venuta e il sacrificio del “seme” promesso, Yahushua Ha'Mashyah.

Egli era la “realtà” indicata dalle ‘ombre’ della Legge, compresi il tempio, i sacrifici che vi si compivano [e i riti legati all’osservanza di feste e giorni particolari].

La Legge con le sue ritualistiche e festività era servita al suo scopo e non era più la norma per il giudizio su chi era puro o impuro, giusto o empio. (Colossesi 2:13-17). Essa era per gli uomini carnali (ipocriti e religiosi) e, per il popolo di Israele in particolare (Salmo 147:19,20), composta di “esigenze legali e rituali relative alla carne” (Ebrei 9:10).  Nel caso specifico un fattore importante è capire dal punto di vista di chi ha vissuto in prima persona riti menzionati in Colossesi 2:16 (il mangiare, il bere, feste, noviluni e sabati) hanno un carattere “futuro”. La frase "le cose che devono/dovevano venire" non fa riferimento al futuro dal punto di vista dello scrittore [Paolo]…in tal modo indicando un riferimento, per es., alla seconda venuta di Yahushua, poiché allora la ‘ombra’ non sarebbe stata soppiantata e i riti menzionati avrebbero ancora la loro importanza. Piuttosto, la frase è da leggersi in riferimento al periodo in cui le leggi del v. 16 furono comandati; tale frase è futura dal punto di vista dell’Antico Patto…. Yahushua è arrivato! La sostanza è già venuta. Tali precetti appartennero a un’epoca transitoria, e hanno perso il loro carattere vincolante. Di conseguenza, la traduzione della ND l’ombra di quelle che devono venire è ambigua, se non addirittura fuorviante; è meglio la resa della NR l’ombra di cose che dovevano avvenire.”

Qual è il ragionamento di Paolo? Non dobbiamo permettere che qualcuno ci giudichi in merito al non seguire riti e festività dell’Antico Patto. Perché? Perché essi erano ombra di ciò che doveva venire con l’arrivo del Messyah, e quel Messyah è già arrivato.

Perciò, dato che la “sostanza” o il “corpo” (Yahushua stesso) che l’ombra indicava è qui, tale ombra non è più vincolante. Essa ha svolto bene il suo ruolo anticipatore, e ora dobbiamo concentrarci su quello che essa indicava e segnalava: Yahushua e i dettami del Nuovo Patto che egli ha inaugurato con la propria vita.


Yahushua inchiodato sul palo di legno


Con la venuta del Messyah, i suoi discepoli erano invece stati chiamati alla superiore adorazione basata su Yahushua e sul suo regno che ‘non faceva parte di questo mondo e delle sue tradizioni’ perché avrebbe dominato dal cielo (Giovanni 8:23; 18:36) . Perciò solo Yahushua non gli uomini e le loro dottrine e rituali, e nemmeno la legge mosaica che ora era adempiuta – doveva essere riconosciuto come la norma stabilita da Yahuveh per i suoi servitori, come il completo mezzo per misurare la purezza spirituale riguardo a qualsiasi uomo, dottrina, tradizione o modo di vivere.

I credenti di retaggio ebraico non furono ubbidienti nell'accettare questo cambiamento attardandosi ancora a seguire tradizioni legate alla Legge mosaica e dovettero essere corretti. L’apostolo Paolo infatti li esortò a non essere come bambini che si ponevano volontariamente sotto ciò che era paragonato a un ‘tutore’, cioè la Legge mosaica e le sue festività. Quella Legge, disse, era divenuta “elementare”, in paragone con l’insegnamento della Verità fatto di princìpi e profonde rivelazioni. Perciò era un errore per i credenti tornare alle “deboli e meschine cose elementari” della sfera umana (Galati 4:3; Colossesi 2:8,20).

In maniera simile oggi molti appartenenti alla Babilonia di sette religiose non tengono conto che il vecchio “patto della Legge” mosaica è stato sostituito dal “nuovo patto” che si basa sul sacrificio di Yahushua, l’unico che permette la giustificazione e il perdono dei nostri peccati da parte di Yahuveh.

Pertanto i veri discepoli sono ora sotto la “legge del Ha'MashYah (Galati 6:2), composta dai comandi e dalle istruzioni che Egli diede, che non furono scritte su tavolette o in un codice, ma nel cuore dei suoi discepoli e tutte basate su un princìpio fondamentale che regola i rapporti tra Yahuveh e la sue creature: l’AGAPE. Perciò Yahushua stesso disse che il segno distintivo dei suoi veri discepoli non sarebbe stato l’osservanza di qualche particolare comandamento o festività del vecchio patto della Legge mosaica, come ad esempio il IV relativo al shabat, secondo quanto sostengono alcuni presunti ‘discepoli’ messianici, ma l’Agapao che essi avrebbero manifestato sia tra di loro (Giovanni 13:35) che riguardo al Messyah e l'ubbidienza alla nuova volontà di Yahuveh che era quella che tutti avrebbero dovuto inginocchiarsi e ubbidire a Suo figlio in tutto quello che era il Nuovo Patto di alleanza che lui ha fatto con l'Israele spirituale figli di Abraamo.

Ebrei 10:10-16 - "In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Yahushua fatta una volta per sempre. Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici (come per le vecchie feste - ndr), che non possono mai togliere i peccati, egli, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Yahuveh, e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi. Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati."

A tal fine egli lasciò un modello da seguire, Egli stesso … e di questo scrive l'apostolo:

Galati 3:17, 19, 24 - Ecco quello che voglio dire: un testamento che Yahuveh ha stabilito anteriormente (quello con Abraamo - ndr), non può essere annullato, in modo da render vana la promessa, dalla legge sopraggiunta quattrocentotrent'anni più tardi.

Perché dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa; e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un mediatore.

Così la legge è stata come un precettore per condurci a Yahushua, affinché noi fossimo [giustificati per fede] (non per rituali e festività comandate dalla legge - ndr).




Un'altro aspetto rilevante dell’illustrazione dell’apostolo Paolo era la natura temporanea dell’autorità del 'precettore'. Una volta cresciuto, il ragazzo non era più sotto il controllo del precettore. Similmente anche l’autorità della Legge di Mosè era temporanea: serviva a “rendere manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme”, Yahushua. Per avere l’approvazione divina, i contemporanei ebrei di Paolo dovevano riconoscere il ruolo di Yahushua nel proposito del Padre. Una volta avvenuto questo, il precettore aveva assolto la sua funzione e cessava il suo compito.

Aggiunse infatti l’apostolo: “ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto precettore” (Galati 3:25).

Quella Legge era perfetta per far conoscere a Israele la giustizia e il peccato. Gli uomini che dovevano osservarla erano però imperfetti. Per questo motivo a molti di loro forse sarà sembrata oppressiva. Perciò l’apostolo scrisse ancora: “Yahushua ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione per noi” (Galati 3:13). Ci ha redenti - riscattati, ci ha riscattati dalla nostra precedente schiavitù (Galati 4:5), e "la maledizione" sotto la quale giacciono tutti coloro che confidano nella legge per la giustificazione dei loro peccati. I Galati gentili, sottomettendosi ad essa e praticando di nuovo i riotuali e le festività, si stavano coinvolgendo nella maledizione dalla quale il Messyah redimeva principalmente i Giudei, e attraverso di loro i Gentili.

Essa era una maledizione nel senso che richiedeva che gli ebrei imperfetti ubbidissero a leggi che NON erano in grado di rispettare alla perfezione ed esigeva che venissero osservati scrupolosamente certi riti e feste. Al contrario, il riscatto pagato da Yahushua con la sua morte sacrificale offriva loro l’opportunità di essere perdonati dai propri peccati esercitando fede nel suo valore salvifico e ubbidendo al nuovo patto basato sui principi enunciati da Yahushua, perciò non era più necessario ubbidire ai dettami del ‘precettore’ cioè della Legge mosaica (che era solo un'ombra delle cose avvenire e cioè del Messyah stesso e del Suo regno - Ebr. 10:1).

Allora “perché nell’Antico patto, relativamente alle prescrizioni che Yahuveh dà al suo popolo sulle feste o sulle regole da seguire sul cibo ecc., egli aggiunge la parola ‘per sempre’? Cioè Eloah esorta il suo popolo a rispettare lo shabbat, ad esempio, o a rispettare le feste per sempre?

La domanda è importante. La risposta riguarda il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Patto.

Anzitutto riportiamo qui sotto qualche esempio delle scritture che vengono usate per sostenere la tesi sul perpetuare rituali e feste del vecchio patto anche nel nuovo patto.

Sull’osservanza perpetua della pasqua (una festa ebraica). Esodo 12:14: “Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una festa in onore di Yahuveh; lo celebrerete di età in età come una legge perenne [‘olam].” Qui può sembrare che Eloah intenda la pasqua come una festa ‘per sempre’.

Sull’osservanza perpetua del sabato (o shabat). Esodo 31:16: “I figli d’Israele quindi dovranno osservare il sabato, lo celebreranno di generazione in generazione, come un patto perenne [‘olam].” E qui può sembrare che Eloah voglia la stessa cosa in merito all’osservanza del sabato.

Guardiamo altri esempi che riguardano altre pratiche dell’Antico Patto, ma che hanno sempre la dicitura ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam).

Levitico 7:34: “Infatti, dai sacrifici di riconoscenza offerti dai figli d’Israele, io prendo il petto dell’offerta agitata e la coscia dell’offerta elevata, e li do al sacerdote Aaronne e ai suoi figli per legge perenne [‘olam], che sarà osservata dai figli d’Israele”.

Qui può sembrare che il sacerdozio di Aaronne e i suoi discendenti andrà avanti per sempre.

Levitico 24:8-9: “Ogni sabato si disporranno i pani davanti a Yahuveh, sempre; essi saranno forniti dai figli d’Israele; è un patto perenne [‘olam]. I pani apparterranno ad Aaronne e ai suoi figli ed essi li mangeranno in luogo santo; poiché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici consumati dal fuoco per Yahuveh. È una legge perenne [‘olam].”

E anche qui può sembrare che ci saranno per sempre i cosiddetti pani della presentazione (v. 8) e il diritto perenne di consumarli da parte di Aaronne e i suoi discendenti.

Perché ci sono cose apparentemente ‘per sempre’ che, alla luce del Nuovo Patto, vengano viste invece come provvisorie? La risposta è che Eloah vuole che noi comprendiamo il rapporto tra i due patti. Nello specifico egli vuole che riflettiamo sul significato di ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam) in questi versetti e versetti simili con un criterio ben specifico. Qual è il modo in cui il Nuovo Patto ci aiuta a capire una delle funzioni più importanti dell’Antico Patto? Detto in un altro modo: ci sono indicazioni chiare, trovate nel Nuovo Patto, che indicano che Eloah non aveva mai voluto che certe cose fossero osservate ‘per sempre’?

Troviamo la risposta in più brani del Nuovo Testamento, tra cui i seguenti.

Colossesi 2:16-17:Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Yahushua.”

Ebrei 8:13: “Dicendo «un nuovo patto», egli [Eloah] ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.”

Ebrei 10:1:La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Eloah.”

Questi versetti ci forniscono una chiave di lettura per il modo in cui dobbiamo interpretare determinati riti, istituzioni, festività, ecc. dell’Antico Patto. E qual'è la chiave di comprensione? Che le osservanze dell’Antico Patto di questo tipo furono provvisorie. Avevano l’obiettivo di insegnarci e di segnalarci che le cose da esse simboleggiate si sarebbero concretizzate solo in un tempo futuro, cioè con l’arrivo del Ha'MashYah e il Nuovo Patto inaugurato con la sua vita.

Questo vuol dire che il rapporto tra Antico e Nuovo Patto è quello di promessa e adempimento, di simbolo e di realtà. L’Antico promette e simboleggia; il Nuovo adempie e incarna le realtà simboleggiate dall’Antico. Sappiamo questo leggendo il Nuovo Testamento il quale, appunto, adempie l’Antico.

Infine un commento di carattere pratico. Se fosse così importante per noi che apparteniamo a Yahushua attraverso il Nuovo Patto continuassimo a osservare le feste ebraiche, perché Eloah non avrebbe incluso delle esortazioni al riguardo nel Nuovo Testamento, il quale contiene 1.636 imperativi? (Un imperativo è un comando: fai questo, fai quello.)


Yahushua e gli apostoli a Gerusalemme