22 maggio 2024

LA LEGGE ERA UN'OMBRA DELLE COSE AVVENIRE CHE E' IL MESSIA (Ha'Mashyah)

 



Questo scritto è necessario ad approfondire un aspetto particolare delle religioni che ancora dichiarano che le pratiche, i rituali e le festività del patto Mosaico siano fondamentali da seguire poiché tutt’oggi, come era già accaduto nel I secolo, alcuni che si dichiarano ‘credenti’ sono convinti di dover osservare ancora parte della Legge mosaica, inclusi alcuni aspetti come le festività, per ottenere la salvezza. Le parole che sotto ispirazione divina l’apostolo Paolo scrisse al riguardo, cioè che la Legge mosaica era solo un'ombra.. "La legge, infatti, possiede solo un'ombra dei beni futuri, NON la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Yahuveh." (Ebrei 10:1). Queste parole non sono state sufficienti per far riflettere queste persone sull’effettivo ruolo avuto dalla Legge nell’adempimento del proposito di Yahuveh, un compito del tutto transitorio che si esaurì con la venuta e il sacrificio del “seme” promesso, Yahushua Ha'Mashyah.

Egli era la “realtà” indicata dalle ‘ombre’ della Legge, compresi il tempio, i sacrifici che vi si compivano [e i riti legati all’osservanza di feste e giorni particolari].

La Legge con le sue ritualistiche e festività era servita al suo scopo e non era più la norma per il giudizio su chi era puro o impuro, giusto o empio. (Colossesi 2:13-17). Essa era per gli uomini carnali (ipocriti e religiosi) e, per il popolo di Israele in particolare (Salmo 147:19,20), composta di “esigenze legali e rituali relative alla carne” (Ebrei 9:10).  Nel caso specifico un fattore importante è capire dal punto di vista di chi ha vissuto in prima persona riti menzionati in Colossesi 2:16 (il mangiare, il bere, feste, noviluni e sabati) hanno un carattere “futuro”. La frase "le cose che devono/dovevano venire" non fa riferimento al futuro dal punto di vista dello scrittore [Paolo]…in tal modo indicando un riferimento, per es., alla seconda venuta di Yahushua, poiché allora la ‘ombra’ non sarebbe stata soppiantata e i riti menzionati avrebbero ancora la loro importanza. Piuttosto, la frase è da leggersi in riferimento al periodo in cui le leggi del v. 16 furono comandati; tale frase è futura dal punto di vista dell’Antico Patto…. Yahushua è arrivato! La sostanza è già venuta. Tali precetti appartennero a un’epoca transitoria, e hanno perso il loro carattere vincolante. Di conseguenza, la traduzione della ND l’ombra di quelle che devono venire è ambigua, se non addirittura fuorviante; è meglio la resa della NR l’ombra di cose che dovevano avvenire.”

Qual è il ragionamento di Paolo? Non dobbiamo permettere che qualcuno ci giudichi in merito al non seguire riti e festività dell’Antico Patto. Perché? Perché essi erano ombra di ciò che doveva venire con l’arrivo del Messyah, e quel Messyah è già arrivato.

Perciò, dato che la “sostanza” o il “corpo” (Yahushua stesso) che l’ombra indicava è qui, tale ombra non è più vincolante. Essa ha svolto bene il suo ruolo anticipatore, e ora dobbiamo concentrarci su quello che essa indicava e segnalava: Yahushua e i dettami del Nuovo Patto che egli ha inaugurato con la propria vita.


Yahushua inchiodato sul palo di legno


Con la venuta del Messyah, i suoi discepoli erano invece stati chiamati alla superiore adorazione basata su Yahushua e sul suo regno che ‘non faceva parte di questo mondo e delle sue tradizioni’ perché avrebbe dominato dal cielo (Giovanni 8:23; 18:36) . Perciò solo Yahushua non gli uomini e le loro dottrine e rituali, e nemmeno la legge mosaica che ora era adempiuta – doveva essere riconosciuto come la norma stabilita da Yahuveh per i suoi servitori, come il completo mezzo per misurare la purezza spirituale riguardo a qualsiasi uomo, dottrina, tradizione o modo di vivere.

I credenti di retaggio ebraico non furono ubbidienti nell'accettare questo cambiamento attardandosi ancora a seguire tradizioni legate alla Legge mosaica e dovettero essere corretti. L’apostolo Paolo infatti li esortò a non essere come bambini che si ponevano volontariamente sotto ciò che era paragonato a un ‘tutore’, cioè la Legge mosaica e le sue festività. Quella Legge, disse, era divenuta “elementare”, in paragone con l’insegnamento della Verità fatto di princìpi e profonde rivelazioni. Perciò era un errore per i credenti tornare alle “deboli e meschine cose elementari” della sfera umana (Galati 4:3; Colossesi 2:8,20).

In maniera simile oggi molti appartenenti alla Babilonia di sette religiose non tengono conto che il vecchio “patto della Legge” mosaica è stato sostituito dal “nuovo patto” che si basa sul sacrificio di Yahushua, l’unico che permette la giustificazione e il perdono dei nostri peccati da parte di Yahuveh.

Pertanto i veri discepoli sono ora sotto la “legge del Ha'MashYah (Galati 6:2), composta dai comandi e dalle istruzioni che Egli diede, che non furono scritte su tavolette o in un codice, ma nel cuore dei suoi discepoli e tutte basate su un princìpio fondamentale che regola i rapporti tra Yahuveh e la sue creature: l’AGAPE. Perciò Yahushua stesso disse che il segno distintivo dei suoi veri discepoli non sarebbe stato l’osservanza di qualche particolare comandamento o festività del vecchio patto della Legge mosaica, come ad esempio il IV relativo al shabat, secondo quanto sostengono alcuni presunti ‘discepoli’ messianici, ma l’Agapao che essi avrebbero manifestato sia tra di loro (Giovanni 13:35) che riguardo al Messyah e l'ubbidienza alla nuova volontà di Yahuveh che era quella che tutti avrebbero dovuto inginocchiarsi e ubbidire a Suo figlio in tutto quello che era il Nuovo Patto di alleanza che lui ha fatto con l'Israele spirituale figli di Abraamo.

Ebrei 10:10-16 - "In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Yahushua fatta una volta per sempre. Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici (come per le vecchie feste - ndr), che non possono mai togliere i peccati, egli, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Yahuveh, e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi. Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati."

A tal fine egli lasciò un modello da seguire, Egli stesso … e di questo scrive l'apostolo:

Galati 3:17, 19, 24 - Ecco quello che voglio dire: un testamento che Yahuveh ha stabilito anteriormente (quello con Abraamo - ndr), non può essere annullato, in modo da render vana la promessa, dalla legge sopraggiunta quattrocentotrent'anni più tardi.

Perché dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa; e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un mediatore.

Così la legge è stata come un precettore per condurci a Yahushua, affinché noi fossimo [giustificati per fede] (non per rituali e festività comandate dalla legge - ndr).




Un'altro aspetto rilevante dell’illustrazione dell’apostolo Paolo era la natura temporanea dell’autorità del 'precettore'. Una volta cresciuto, il ragazzo non era più sotto il controllo del precettore. Similmente anche l’autorità della Legge di Mosè era temporanea: serviva a “rendere manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme”, Yahushua. Per avere l’approvazione divina, i contemporanei ebrei di Paolo dovevano riconoscere il ruolo di Yahushua nel proposito del Padre. Una volta avvenuto questo, il precettore aveva assolto la sua funzione e cessava il suo compito.

Aggiunse infatti l’apostolo: “ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto precettore” (Galati 3:25).

Quella Legge era perfetta per far conoscere a Israele la giustizia e il peccato. Gli uomini che dovevano osservarla erano però imperfetti. Per questo motivo a molti di loro forse sarà sembrata oppressiva. Perciò l’apostolo scrisse ancora: “Yahushua ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione per noi” (Galati 3:13). Ci ha redenti - riscattati, ci ha riscattati dalla nostra precedente schiavitù (Galati 4:5), e "la maledizione" sotto la quale giacciono tutti coloro che confidano nella legge per la giustificazione dei loro peccati. I Galati gentili, sottomettendosi ad essa e praticando di nuovo i riotuali e le festività, si stavano coinvolgendo nella maledizione dalla quale il Messyah redimeva principalmente i Giudei, e attraverso di loro i Gentili.

Essa era una maledizione nel senso che richiedeva che gli ebrei imperfetti ubbidissero a leggi che NON erano in grado di rispettare alla perfezione ed esigeva che venissero osservati scrupolosamente certi riti e feste. Al contrario, il riscatto pagato da Yahushua con la sua morte sacrificale offriva loro l’opportunità di essere perdonati dai propri peccati esercitando fede nel suo valore salvifico e ubbidendo al nuovo patto basato sui principi enunciati da Yahushua, perciò non era più necessario ubbidire ai dettami del ‘precettore’ cioè della Legge mosaica (che era solo un'ombra delle cose avvenire e cioè del Messyah stesso e del Suo regno - Ebr. 10:1).

Allora “perché nell’Antico patto, relativamente alle prescrizioni che Yahuveh dà al suo popolo sulle feste o sulle regole da seguire sul cibo ecc., egli aggiunge la parola ‘per sempre’? Cioè Eloah esorta il suo popolo a rispettare lo shabbat, ad esempio, o a rispettare le feste per sempre?

La domanda è importante. La risposta riguarda il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Patto.

Anzitutto riportiamo qui sotto qualche esempio delle scritture che vengono usate per sostenere la tesi sul perpetuare rituali e feste del vecchio patto anche nel nuovo patto.

Sull’osservanza perpetua della pasqua (una festa ebraica). Esodo 12:14: “Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una festa in onore di Yahuveh; lo celebrerete di età in età come una legge perenne [‘olam].” Qui può sembrare che Eloah intenda la pasqua come una festa ‘per sempre’.

Sull’osservanza perpetua del sabato (o shabat). Esodo 31:16: “I figli d’Israele quindi dovranno osservare il sabato, lo celebreranno di generazione in generazione, come un patto perenne [‘olam].” E qui può sembrare che Eloah voglia la stessa cosa in merito all’osservanza del sabato.

Guardiamo altri esempi che riguardano altre pratiche dell’Antico Patto, ma che hanno sempre la dicitura ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam).

Levitico 7:34: “Infatti, dai sacrifici di riconoscenza offerti dai figli d’Israele, io prendo il petto dell’offerta agitata e la coscia dell’offerta elevata, e li do al sacerdote Aaronne e ai suoi figli per legge perenne [‘olam], che sarà osservata dai figli d’Israele”.

Qui può sembrare che il sacerdozio di Aaronne e i suoi discendenti andrà avanti per sempre.

Levitico 24:8-9: “Ogni sabato si disporranno i pani davanti a Yahuveh, sempre; essi saranno forniti dai figli d’Israele; è un patto perenne [‘olam]. I pani apparterranno ad Aaronne e ai suoi figli ed essi li mangeranno in luogo santo; poiché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici consumati dal fuoco per Yahuveh. È una legge perenne [‘olam].”

E anche qui può sembrare che ci saranno per sempre i cosiddetti pani della presentazione (v. 8) e il diritto perenne di consumarli da parte di Aaronne e i suoi discendenti.

Perché ci sono cose apparentemente ‘per sempre’ che, alla luce del Nuovo Patto, vengano viste invece come provvisorie? La risposta è che Eloah vuole che noi comprendiamo il rapporto tra i due patti. Nello specifico egli vuole che riflettiamo sul significato di ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam) in questi versetti e versetti simili con un criterio ben specifico. Qual è il modo in cui il Nuovo Patto ci aiuta a capire una delle funzioni più importanti dell’Antico Patto? Detto in un altro modo: ci sono indicazioni chiare, trovate nel Nuovo Patto, che indicano che Eloah non aveva mai voluto che certe cose fossero osservate ‘per sempre’?

Troviamo la risposta in più brani del Nuovo Testamento, tra cui i seguenti.

Colossesi 2:16-17:Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Yahushua.”

Ebrei 8:13: “Dicendo «un nuovo patto», egli [Eloah] ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.”

Ebrei 10:1:La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Eloah.”

Questi versetti ci forniscono una chiave di lettura per il modo in cui dobbiamo interpretare determinati riti, istituzioni, festività, ecc. dell’Antico Patto. E qual'è la chiave di comprensione? Che le osservanze dell’Antico Patto di questo tipo furono provvisorie. Avevano l’obiettivo di insegnarci e di segnalarci che le cose da esse simboleggiate si sarebbero concretizzate solo in un tempo futuro, cioè con l’arrivo del Ha'MashYah e il Nuovo Patto inaugurato con la sua vita.

Questo vuol dire che il rapporto tra Antico e Nuovo Patto è quello di promessa e adempimento, di simbolo e di realtà. L’Antico promette e simboleggia; il Nuovo adempie e incarna le realtà simboleggiate dall’Antico. Sappiamo questo leggendo il Nuovo Testamento il quale, appunto, adempie l’Antico.

Infine un commento di carattere pratico. Se fosse così importante per noi che apparteniamo a Yahushua attraverso il Nuovo Patto continuassimo a osservare le feste ebraiche, perché Eloah non avrebbe incluso delle esortazioni al riguardo nel Nuovo Testamento, il quale contiene 1.636 imperativi? (Un imperativo è un comando: fai questo, fai quello.)


Yahushua e gli apostoli a Gerusalemme